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Maria Russo-Dixon : les billets - Page 3

  • ESSAI D'UN COSTUME avec le tailleur Cifonelli à l'aéroport de Fiumicino 27 juin 1961

    spero ti sia arrivata la precedente mail con esclusiva  foto di chuck mentre prova un frac con il sarto Cifonnelli, di Roma. Siamo a Fiumicino nel 1961. Per ordine di  Kennedy Chuck rappresenta gli USA al festival di Berlino, poche settimane prima della costruzione del muro. Chuck era a Roma per la postproduzione del Cid e aveva urgente bisogno di un abito da sera (almeno credeva) . Convocato all’aeroporto con il completo già tagliato nel giro di 24 ore Cifonnelli cuce sul corpo del nostro l’abito di rappresentanza.

    Le foto sono conservate nell’archivio Luce, di proprietà statale. La scheda dell’archivio contiene anche le foto più piccole di tutto l’evento.

    Dolce vita di una volta. Insomma a Roma si sa sempre tutto di tutti. Anche del passato di tutti.

    A proposito il titolo “una vita non basta” è anche quello di un bellissimo film di Lelouch, lo so e lo avevo in VHS. Ma anche una specie di esempio della vita di tutti i giorni del nostro Chuck e della sua vita quasi privata

    Baci Da domani riprendo e finisco l’intervista. Ero a corto di alimenti e mi sono presa una giornata per la spesa

    J'espère que mon courrier précédent est arrivé avec des photos exclusives de Chuck lorsqu'il essaie un costume queue-de-pie avec le tailleur Cifonnelli, à Rome. Nous sommes à Fiumicino en 1961. Par ordre de Kennedy Chuck représente les Etats-Unis au Festival de Berlin quelques semaines avant la construction du mur. Chuck était à Rome pour la post-production de Cid et avait urgemment besoin d'une tenue de soirée (du moins il le croyait). Convoqué à l'aéroport, Cifonnelli arrive à l'aéroport avec le complet déjà coupé depuis 24 heures Cifonnelli ajuste à la taille de  Chuck, le vêtement de cérémonie.
    Les photos sont stockées dans les archives LUCE appartenant à l'État. L'onglet archive contient également les plus petites photos de l'événement.
    Douce vie pour une fois. A Rome, tout le monde sait tout. Même le passé de tous.
    D'ailleurs, le titre "itinéraire d'un enfant gâté" est aussi un beau film de Lelouch, je le sais et je l'ai vu en VHS. Mais aussi une sorte d'exemple de la vie quotidienne de notre Chuck et de sa vie presque privée
    Bisous Demain je reprends et finis l'interview. J'étais à court d'idées et j'ai pris une journée de congé

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    Charlton Heston descend d'un avion TWA 

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    Charlton Heston vient de descendre d'un avion américain de la TWA à l'aéroport de Fiumicino 


    Charlton Heston essaie son costume, avec le tailleur Arturo Cifonelli 

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    Charlton Heston accueilli par le tailleur Cifonelli à l'aéroport de Fiumicino

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    Charlton Heston essaie son costume, avec le tailleur Arturo Cifonelli 

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    Le monstre sacré, Charlton Heston et le  tailleur Cifonelli 

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  • "THE TEN COMMANDMENTS" : BAD OR GOOD ?

    Je n'en attendais pas moins de mon amie Maria, un billet quelque peu "NO POLITICALLY CORRECT" que je cautionne complètement et dont nous n'avons pas à douter de l'objectivité. 

    Je partage sa vision du film "THE TEN COMMANDMENTS". Je n'ajoute rien à ce qu'elle exprime, je préfère vous laisser découvrir par vous-mêmes et n'hésitez pas à apporter votre propre commentaire. 

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    Questo billet non ti piacerà, come non piacerà a un buon numero di frequentatori del blog, ma è esattamente quello che penso: I Dieci Comandamenti è un film veramente brutto, la performance di Chuck è infelice e la regia di De Mille risente troppo del clima politico e storico della prima metà degli anni ’50 e dell’età avanzata che teneva  il regista ancora legato a un tipo di cinema oramai datato. A te la decisione se inserirlo nel Blog o lasciar perdere.

     

    << lavorando al mio dottorato di ricerca mi è capitato tra le mani un bel libro sul rapporto tra politica e cinema tra gli anni 30 e 50 del secolo passato “ Seeing is believing” , (vedere per credere) che sottolinea i vari momenti in cui il cinema americano era forse inconsciamente (ma non lo credo) tenuto a sostenere la politica americana in determinati momenti storici. Così il cinema dell’Happy End di Frank Capra, durante la Grande Depressione e le fantascientifiche invasioni della Terra da parte di mostri intenti a modificare le coscienze durante i primi anni 50 quando il maccartismo infuriava durante la Guerra Fredda.

    The Ten Comandaments entra in quest’ultimo filone sostenendo attraverso il mito fondante di Mosè la legittimità dello Stato d’Israele, appena nato e già minacciato da più parti. Remake di un film sempre di De Mille ma di 30 anni prima narra su una  sceneggiatura traballante la vita del presunto autore del Pentateuco, i cinque libri detti anche dell’Esodo.

    De Mille si espone di persona nel film stesso comparendo in una presentazione dal sapore teatrale del film, affermando che nulla si sa della prima parte della vita di Mosè e che comunque alcuni scritti, oramai persi, accennano ad una sua vita alla corte del Faraone d’Egitto (forse un certo Seti). Nelle Scritture troviamo un fortunoso avvicinamento del bambino ebreo salvato dalle acque da un membro della famiglia reale con l’ambiente del faraone regnante. E basta. La sorellina del bambino viene convocata per trovare una balia al neonato. La bambina decenne torna a casa e invia a corte la madre naturale del bambino. Nella seconda parte del film troveremo la stessa bambina ringiovanita come sorella minore del profeta.

    Niente altro riferimento al Mosè principe d’Egitto. D’altra parte costumisti e truccatori avevano fatto fortuna con De Mille. Necessaria quindi almeno per la prima metà del film una messa in scena grandiosa e soprattutto lussuosa per solleticare con nuvole di trasparenti veli in nylon la metà maschile del numerosissimo pubblico di spettatori. Per le signore una altrettanto improbabile storia d’amore.

    Ancora vincolato alla tradizione delle riprese negli Studi di Hollywood, questa prima metà, abbondante di strutture architettoniche e nylon svolazzante diventa leggermente claustrofobico per gli spettatori.

    Ma l’attesa è per la seconda parte, piena degli effetti speciali consentiti all’epoca e di distese di deserto NON sconfinato (mancano solo 6 anni per le scene desertiche di Lawrence D’Arabia).  E la seconda parte arriva  con il Mar Rosso e il fuoco divino.

    E Chuck? Per trovarlo dopo il breve idillio iniziale occorrerebbe un bel bagno in acqua e sapone per liberarlo degli strati di fondotinta abbronzante e delle fitte barbe accuratamente colorate e pettinate.

    La sua voce si leva urlante e allo stesso tempo monocorde. Chi ha visto il film con l’originale audio inglese, inoltre, si sarà accorto della impostazione fortemente teatrale con il raddoppio delle consonanti all’inizio e al centro delle parole, come era uso sulla scena dei paesi anglofoni. Eppure solo pochi anni prima e sempre diretto da De Mille in “The Greatest show on hearth” la sua recitazione era così espressiva e realistica da far pensare ad un ignoto spettatore che si trattava davvero di un manager circense, “preso dalla strada” come si diceva in quei tempi, quando la cinematografia europea inseriva tra gli attori uomini e donne che facevano nella vita tutt’altro che recitare.

    So di esprimere un parere di minoranza e d’altra parte un attore di soli 32 anni, all’inizio della carriera, avrebbe mai osato rifiutare un’offerta di Cecil B. De Mille per una parte che, non facciamo trarci in inganno, non è quella principale. Il protagonista, contate i minuti di apparizione sullo schermo e quello delle battute, è invece il bravissimo Yul Brinner.

    Insomma per amor di logica, perché il potente Faraone non  si libera del petulante profeta? Forse perché come riportano le scritture Mosè non si presentò da solo alla corte del faraone, ma accompagnato dai capi delle varie tribù del popolo ebraico. Cresciuto a dismisura in numero in terra d’Egitto, un caso di sovrappopolazione, come per “Soylent Green” che avrebbe potuto dar luogo ad una feroce insubordinazione. Perché gli ebrei non erano schiavi. Erano migranti nei secoli filtrati in Egitto a seguito della fortunata carriera di uno di loro: Giuseppe, il casto Giuseppe e i suoi laboriosi fratelli. Come accade ancora oggi i migranti dovevano adattarsi ai lavori più umili e meno retribuiti. Ma alla schiavitù , no! >>      

      Maria Russo Dixon

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    Ce billet ne te plaira pas, comme ne l'aimeront pas un bon nombre d'habitués du blog, mais c'est exactement ce que je pense : "The Ten Commandments" est un film vraiment mauvais, la performance de Chuck est malheureuse et la direction de De Mille souffre trop du climat politique et historique de la première moitié des années 50 et de l'âge avancé qui maintenait le directeur encore attaché à un type de cinéma maintenant daté. La décision est de l'entrer dans le blog ou de l'oublier.

    << travaillant à mon doctorat de recherche, j'ai eu entre les mains un bon livre sur la relation entre la politique et le cinéma entre les années 30 et 50 du siècle dernier : "Seeing is believing" (Voir pour croire), qui souligne les différents moments dans lesquels le cinéma américain était peut-être inconsciemment (mais je ne le crois pas) tenu à soutenir la politique américaine dans certains moments historiques. C'est le film " Happy End " de Frank Capra, pendant la Grande Dépression et les invasions de la terre dans la science-fiction par des monstres déterminés à changer les consciences au début des années 1950 lorsque le maccarthysme faisait rage pendant la guerre froide.

    The Ten Commandments " entrent dans cette dernière veine, soutenant la légitimité de l'état d'Israël nouvellement créé et déjà menacé,  à travers le mythe fondateur de Moïse. Le remake d'un film de De Mille, mais 30 ans plus tôt, raconte sur un scénario bancal la vie de l'auteur supposé du Pentateuque, les cinq livres aussi appelés L'Exode.

    De Mille s'expose en personne dans le film en apparaissant dans une présentation d'un goût théâtral, en affirmant que rien n'est connu de la première partie de la vie de Moïse et de toute façon certains écrits perdus laissent supposer sa vie à la cour du Pharaon d'Egypte (peut-être un certain Séthi). Dans les Écritures, nous trouvons une approche chanceuse de l'enfant juif sauvé des eaux par un membre de la famille royale de l'environnement du pharaon au pouvoir. Et c'est tout. La petite soeur est convoquée pour trouver une nourrice. La fillette de dix ans rentre à la maison et la mère naturelle de l'enfant est envoyée à la Cour. Dans la deuxième partie du film, nous retrouverons la même fille rajeunie comme sœur cadette du prophète.

    Aucune autre référence à Moïse prince d'Egypte. D'un autre côté, les créateurs de costumes et les maquilleurs avaient fait fortune avec De Mille. Ainsi, au moins pour la première moitié du film, une mise en scène grandiose et surtout luxueuse est nécessaire pour émoustiller la moitié masculine de l'immense public de spectateurs avec des nuages de voiles de nylon transparents. Pour les dames, une histoire d'amour également improbable.

    Toujours attachée à la tradition du tournage dans les studios hollywoodiens, cette première moitié, riche en structures architecturales et en nylon flottant, devient légèrement claustrophobique pour les spectateurs.

    Mais l'attente est pour la deuxième partie, pleine d'effets spéciaux autorisés à l'époque et d'étendues désertiques sans limite (il ne manque que 6 ans avant les scènes de désert de Lawrence D'Arabie). Et la deuxième partie vient avec la Mer Rouge et le feu divin.

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    Et Chuck ? Pour le trouver après la petite romance initiale, il faudra un bon bain d'eau et de savon pour le libérer des couches de fond de teint bronzé et des barbes soigneusement colorées et peignées.

    Sa voix s'élève en hurlant et en même temps monotone. Ceux qui ont vu le film avec le son original anglais,  auront d'ailleurs remarqué le cadre fortement théâtral avec le doublement des consonnes au début et au centre des mots, comme cela étaient utilisé sur la scène des pays anglophones. Pourtant, quelques années auparavant et toujours dirigé par De Mille dans " The Greatest show on hearth " son jeu était si expressif et réaliste qu'il laissait penser à un spectateur lambda qu'il était vraiment un directeur de cirque "pris dans la rue" comme cela se faisait à cette époque, quand la cinématographie européenne incluait parmi les acteurs, des hommes et des femmes qui faisaient tout autre chose dans la vie, que d'être des comédiens. 

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    Je sais que je donne une opinion minoritaire et d'autre part,  un acteur âgé de seulement 32 ans, au début de sa carrière, n'aurait jamais osé refuser une offre de Cecil B. De Mille pour un rôle qui, ne soyons pas dupe, n'est pas le principal. Le protagoniste, en comptant les minutes d'apparition sur l'écran et des moments de battement, est à la place, le bon Yul Brynner.

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    En bref, pour des raisons de logique, pourquoi le puissant pharaon ne se débarrasse-t-il pas du prophète irritable ? Peut-être parce que, comme l'ont rapporté les Écritures, Moïse ne s'est pas présenté seul à la cour du Pharaon, mais accompagné des chefs des différentes tribus du peuple juif. Ils ont grandi en nombre sur la terre d'Egypte, un cas de surpopulation, comme dans " Soylent Green " qui aurait pu donner lieu à une insubordination féroce. Parce que les Juifs n'étaient pas des esclaves. Ils ont été des migrants dans les siècles passés en Egypte à la suite de la carrière réussie de l'un d'eux : Joseph, le chaste Joseph et ses frères travailleurs. Comme toujours aujourd'hui, les migrants doivent s'adapter aux emplois les plus humbles et les moins rémunérés. Mais à l'esclavage, non! >>

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  • " YES, ACTUALLY DADDY YOU ARE A SEX-SYMBOL" - N° 4

    Publié le 29 novembre 2016

    M.A.J. le 29 novembre 2017

     

    Pour ce billet N° 4, Maria analyse le jeu de Chuck et l'importance que notre grand acteur a donné à ses interprétations et à l'utilisation de son corps dans ses rôles. Nous savons qu'il ne s'est pas ménagé et qu'il a "martyrisé" son corps magnifique,  jusqu'au paroxysme, tout au long de sa prodigieuse carrière.

    Photo de Chuck, lors du tournage de JULES CESAR (1970)

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    "Bravo Renaud. La sua narrazione e la sua analisi rafforzano la mia convinzione che Charlton Heston possa essere definito come un attore prevalentemente teatrale, più che cinematografico. In una intervista da me già citata in occasione della presentazione del suo libro-diario alla domanda relativa all'importanza che l'attore dava alla sua fisicità ( e chi lo potrebbe negare?) , Chuck risponde che il corpo dell'attore è lo strumento principe della sua arte. Iniziato all'arte teatrale alla fine degli anni '30 Chuck si trova in un momento in cui il teatro americano riceve gli impulsi delle sperimentazioni europee derivate, tra l'altro, dalle novità introdotte in Europa anche dalla Rivoluzione russa. Siamo in quelli che un testo fondamentale per la storia del teatro negli USA chiama "The Fervent Years", quando l'arte scenica viene diffusa attraverso rappresentazioni vicine al popolo dei piccoli centri , facendo uso di spazi non specificatamente teatrali, come granai, fabbriche o siti dove le comunità cittadine sono use radunarsi. In questi anni Orson Wells gira le campagne e le città con il suo "Mercury Theatre" che nel 1939 terrorizzerà gli ascoltatori americani con la messa in onda radiofonica della "Guerra dei Mondi " di H. G. Welles. E noi sappiamo quale sarà in seguito il rapporto tra Heston e Wells. Comunque queste sperimentazioni teatrali danno molto rilievo alla fisicità del corpo dell'attore e alla sua personalità. Già Stanislavskji, nei primi anni del XX secolo, aveva accentuato il valore della persona fisica e spirituale dell'attore con la teoria della "perez jivanje" cioè la teoria dell' "immedesimazione" grazie alla quale la creatività dell'attore consiste nell'interpretare, al di là del testo, un sottotesto del personaggio che nasca, momento per momento, portando in scena i suoi sentimenti più nascosti, le sue proprie esperienze di vita, ricreandole ogni sera davanti agli spettatori, mettendosi cioè a nudo. "The War lord" rappresenta un'ottima occasione per trasportare nel cinema le teorie teatrali della prima parte del Novecento, teorie con le quali Heston ha familiarizzato nel suo apprendistato di attore, come ci mostra la visione del suo stupendo "Peer Gynt ", frutto degli anni della Northwestern University. Peccato solo che accanto a lui Rosemary Forsythe, pur bella di una bellezza angelica (o forse proprio per questo eccesso di spiritualità) , non riesce a corrispondere alla sensualità e al calore della passione che investe l'infelice Cavaliere. Come sempre, Heston è in anticipo sui tempi. Entro qualche anno grandi successi teatrali, non necessariamente spettacolari, saranno ripresi dal cinema. E peccato ancora che oggi noi non abbiamo nessun documento di una performance teatrale di Chuck. Sarebbe meraviglioso averla. Forse esiste, nascosta in qualche archivio o in casa di qualche ammiratore o amico fedele. Se esiste ne faccia parte a tutti, perché tutti quelli che vogliono conoscere il lato più vero e più nascosto di John Carter possano goderne. Per ulteriori valutazioni sulla fisicità di Heston ci risentiamo con "Planet of the Apes" . Non a caso Holly Heston alla Premiere del film rivelò al suo imbarazzatissimo genitore che "sì, effettivamente Daddy you are a sex-symbol"."

    Maria Russo Dixon

    Chuck lisant son scenario durant le tournage "LA PLANETE DES SINGES"

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    "Bravo Renaud. Votre narration et votre analyse renforcent ma conviction que Charlton Heston peut être défini comme un acteur essentiellement de théâtre  plus que de cinéma. .

    Dans une interview que j'ai déjà citée à l'occasion de la présentation de son journal intime,  à la question relative à l'importance que l'acteur portait à sa matérialité physique (et qui peut le nier?) Chuck a répondu que le corps de l'acteur est l'instrument principal de son art .

    Initié à l'art théâtral à la fin des années 30, Chuck se trouve dans une période durant laquelle le théâtre américain reçoit les pulsions des expériences venant d'Europe entre autres, des nouveautés introduites en Europe, et  même de la Révolution russe.

    Nous sommes dans ce que l'on nomme un texte fondamental pour l'histoire du théâtre aux USA : "Les Années Ferventes", quand l'art scénique était  diffusé par le biais d'espaces - pas forcément des théâtres - comme des granges , des usines, des lieux où les communautés citadines ont tendance à se réunir.

    Durant ces années, Orson Welles fait le tour des campagnes et des villes avec son «Mercury Theater».  En 1939 il va terroriser les auditeurs américains avec cette émission de radio  "La guerre des mondes" d'après  H. G. Wells. Et nous savons ce que sera plus tard la relation d'Heston avec Orson Welles.   De toute façon, ces expériences théâtrales mettent en valeur la matérialité du corps de l'acteur et sa personnalité.

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    Déjà Stanislavski , durant les premières années du XXème siècle, mettait l'accent sur la valeur du physique et de la spiritualité de l'acteur avec la théorie de " Perez Jivanji", c'est-à-dire la théorie de " l'identification" grâce à laquelle la créativité de l'acteur consiste à interpréter au delà du texte, un sous-texte du personnage qui nait moment par moment , mettant en scène ses sentiments les plus cachés,  ses expériences de vie, les recréant chaque soir devant les spectateurs, se mettant ainsi à nu.

     

    "The War lord" représente une excellente occasion pour reproduire au cinéma,  les théories théâtrales de la première moitié du XXème siècle, théories avec lesquelles, Heston s'est familiarisé dans son apprentissage d'acteur, comme nous le montre la vision de son splendide "Peer Gynt", fruit des années de la " Northwestern University".

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    Dommage seulement qu'à ses côtés, Rosemary Forsythe, pourtant belle d'une beauté angélique  (ou peut-être à cause de cet excès de spiritualité), ne réussit pas à correspondre à la sensualité et à la chaleur de la passion que dégage le malheureux chevalier. Comme toujours, Heston est en avance sur son temps. Et ainsi, quelques années plus tard, de grands succès théâtraux, qui ne sont pas nécessairement spectaculaires, seront repris par le cinéma. Il est dommage encore aujourd'hui que nous n'ayons aucun document d'une performance théâtrale de Chuck. Ce serait magnifique d'en avoir une .Peut-être existe t'elle , cachée dans quelques archives ou dans une maison de quelque admirateur ou ami fidèle. Si elle existe , elle devrait appartenir à tous , car tous ceux qui veulent connaître le côté le plus vrai et le plus caché de John Carter pourraient en jouir.

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    Pour d'ultérieures évaluations sur le physique de Heston , nous en reparlerons avec la "Planète des singes". Ce n'est pas par hasard si Holly Heston, à la première du film, révéla à son père très embarrassé que " oui, effectivement, Papa , tu es un sex-symbol ".

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  • REFLEXIONS ET ESPOIRS DE MARIA ...

    Suite à la lettre que j'ai envoyée à Fraser pour lui dire l'intention que nous avions de commémorer dignement le dixième anniversaire du décès de son Père et dont j'ai informé Maria, elle souhaite que sa réponse soit considérée comme un de ses billets et publiée comme telle. 

    A la suite de cette lettre, j'ajoute quelques extraits de courriers de Maria, reçus récemment, car je pense qu'ils peuvent apporter un petit éclairage supplémentaire.

    Voilà ma Chère Maria, c'est chose faite et de plus, je suis tout à fait d'accord avec toi et les remarques justifiées que tu fais. 

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    Cara France,

    spero che Fraser Heston ti risponda, perché so che lo desideri tanto. Ho paura che molte saranno le richieste per la sua partecipazione a vari eventi per il decennale della morte del padre. Alcune spero ufficiali, altre organizzati da gruppi più o meno piccoli. Quello di cui spero di essere informata è la rievocazione dell’opera svolta da Heston per la fondazione e la radicazione dell’American Film Institute tra gli istituti accademici americani. Soprattutto l’istituzione di borse di studio per giovani cineasti. Spero che non ritornino le infelici discussioni sull’ NRA e l’ultimo periodo della sua vita. Spero invece che venga proiettato, masterizzato e reso disponibile il suo ultimo film “My Father” e soprattutto che i figli ne riconoscano l’esistenza, finalmente. Ricordo un articolo scritto da lui nel 1984 per il mensile dell’ AFI su cinema, politica e censura “The face on the floor of the cutting room” , “La faccia sul pavimento della stanza di montaggio”. Non poche volte quella faccia è stata la sua per quelle che i finanziatori di alcuni film ritenevano scene inutili, imbarazzanti o forse un po’ pericolose. Non so se hai visto un bel film italiano “Nuovo Cinema Paradiso”

    e il bellissimo finale con un montaggio di tutti i baci rubati dalla “pruderie” italiana degli anni 50 in un cinemino parrocchiale per non turbare i ragazzini che lo frequentavano. Come le eccitabili lettrici del settimanale inglese il cui direttore chiuse in un cassetto una bella intervista che rivelava l’uomo di cultura che era Charlton Heston.

    Speriamo in bene. Perché questo è quello che ammiravo in lui, certo un bell’uomo o come notò Holly , un sex-symbol, un grande attore ma anche un uomo che non aveva mai finito di imparare e di credere nella cultura.

    Il sito del AFI è in rete e mi farebbe piacere se alcuni dei lettori del sito scrivessero all’Istituzione per chiedere come pensano di celebrare i dieci anni dalla morte di un uomo a cui devono molto se non tutto

    Un bacio a tarda sera

    Maria

    p.s. questo è un mio piccolo billet e ti sarei grata se lo pubblicassi, magari tradotto.

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    Chère France,
    J'espère que Fraser Heston te répondra, parce que je sais que tu le veux tellement. J'ai peur qu'il  ait beaucoup de demandes pour sa participation à divers événements pour la commémoration du dixième anniversaire de la mort de son père.

    J'espère que certains seront officiels, d'autres organisés par des groupes plus ou moins petits. Ce que j'espère,  c'est l'évocation du travail réalisé par Heston  pour la fondation et l'enracinement de " l'American Film Institute " parmi les instituts universitaires américains. Surtout la création de bourses pour les jeunes cinéastes.

    J'espère que les discussions malheureuses sur la NRA et la dernière période de sa vie ne reviendront pas. J'espère, au contraire, que son dernier film "Mon Père",  sera projeté, remasterisé et rendu disponible, et surtout que les enfants le reconnaitront enfin.

    Je me souviens d'un article écrit par lui en 1984 pour le mensuel AFI sur le cinéma, la politique et la censure, —  "The face on the floor of the cutting room" - "La face cachée  de la salle de montage"—. Ce n'est pas le cas de ceux qui financent des films considérés comme inutiles, embarrassants ou peut-être dangereux.

    Je ne sais pas si tu as vu un beau film italien " New Cinema Paradiso et la belle finale avec un montage de tous les baisers volés par la "pruderie" italienne des années 1950,  dans un cinéma paroissial pour ne pas déranger les enfants qui le fréquentaient. Comme pour les lectrices excitées  de l'hebdomadaire anglais,  dont le directeur a enfermé dans un tiroir une belle interview qui a révélé l'homme culte qu'est Charlton Heston. 

    Nous espérons bien. Parce que c'est ce que j'admirais chez lui, certainement un bel homme ou comme a dit Holly, un " sex-symbol ", un grand acteur mais aussi un homme qui n'avait jamais cessé de croire et croire encore, en la culture.


    Le site web de l'AFI est en ligne et j'aimerais que certains des lecteurs du site écrivent à l'Institution pour leur demander comment ils pensent commémorer dix ans après,  la mort d'un homme qui a beaucoup fait, sinon tout.


    Un baiser de fin de soirée

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    Post-scriptum c'est mon petit billet et je serais reconnaissante si tu le publiais, peut-être traduit.

     

    QUELQUES EXTRAITS SUPPLEMENTAIRES.

    (lettre du 8 novembre 2017)

    Bonne idée d'informer Fraser de ce que nous espérons faire. Je pense qu'avec un bon travail surtout, Fraser honorerait plus que la mémoire de son père.

    Donc, cette mémoire, nous essaierons de l'honorer.

    J'ai finalement reçu une copie de La vie de l'acteur en bon état et je continuerai à traduire les pages de "Touch of Evil" en anglais pour montrer ce qui est vraiment un artiste et un passionné de son art.

    En attendant, j'ai trouvé une autre biographie de Charlton, datée de 1986. Je l'avais dans ma bibliothèque et je ne savais pas qu'elle y était :  "Charlton Heston. The Epic Presence ", auteur Bruce Crowther -  Éditeur Columbus Book London.  A partir de demain je commence à le lire et si tu ne l'as pas, je t'enverrai des résumés des étapes les plus significatives.

    Courage France, nous ne sommes pas seuls à nous souvenir d'un petit garçon du Michigan qui avait dans les yeux,  le rêve de vivre tant de vies.

    Quelque part sur Internet, j'ai trouvé ses derniers mots après l'annonce de la maladie d'Alzheimer et avant que le brouillard ne tombe dans son esprit.

    Un ami l'a accompagné en  voiture, avec une grande tristesse peinte sur son visage. Chuck lui a demandé s'il était triste pour lui et lui a dit de ne pas être affligé : "Après tout," dit Chuck, " c'est Charlton Heston qui meurt." J'ai interprété cette phrase en la liant à sa volonté testamentaire de faire incinérer son corps, tant de masques sur son visage ne l'avaient même pas amené à la mort. Ou peut-être parce que Charlton Heston avait toujours été John Charles Carter, le petit garçon dans les bois qui avait ressuscité les aventures de ses héros littéraires.

  • L'INTERVIEW CENSUREE DE CHUCK : - Partie 5 et fin : " PROPOS LIBRES "

    Aujourd'hui, nous arrivons à la fin de l'interview de Chuck. Excellente réussite de Keith Howes et de son collègue.

    Nous découvrons ici, un Chuck en liberté... Les propos "crus" ne lui font pas peur. Il appelle un "chat" un "chat". 

    Dois-je une fois de plus souligner l'intelligence, la culture, le réalisme et l'ouverture d'esprit de notre Charlton Heston ? Il va droit au but et ne dissimule pas sa sensibilité et ses déceptions en cours de carrière. Nous sommes en 1972, sa carrière est loin d'être finie mais déjà à travers ses propos, nous pouvons deviner une certaine amertume et gravité. 

    Oui, Charlton Heston était décidément, brillant !

    Je souhaite avoir été au plus près des propos de Charlton Heston et que l'Esprit soit au plus près de la Lettre.

    Maria a fait la transcription de l'interview en anglais de Chuck. Puis elle l'a traduite en italien sa langue maternelle, qu'à mon tour j'ai traduit en français avec le plus grand sérieux, mais avec mes faibles moyens linguistiques. 

    Après les écrits, voici le son... Plus d'une heure d'écoute.

    (Interview publiée sur YOU TUBE par William Brougham)

    https://www.youtube.com/watch?v=GhbSkcEjV7Y&t=365s

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    (Keith Howes)

    QUINTA PARTE : "Parole in libertà"

    (uno dei giornalisti chiede dei progetti artistici)

    << Ritorno al teatro con “The Crucible” (“il Crogiolo”) di Arthur Miller, uno dei più bei testi del teatro americano, dopo “morte di un commesso viaggiatore”. Lo sto mettendo in scena per l’Ahmason Theatre qui a Los Angeles.

    Naturalmente amo il cinema dove ho ancora molto da imparare ed offre tante occasioni creative. Ma il cinema è il terreno del regista, mentre il teatro è il vero regno dell’attore e comunque intendo rinnovare appunto il mio passaporto per l’arte drammatica. Ritornando a Soylent Green e alla assenza che il potere ha in un mondo sovraffollato, tanto da limitare perfino l’attività investigativa. Anche se vivere  sembra avere poche possibilità. E tutto è legato all’eccesso di popolazione. Si potrebbe dire che “The womb is more powerful than a bomb” (il grembo è più potente di una bomba. Finisce col generare problemi interni ed esteri. Come i problemi tra le diverse nazioni che risentono  che risentono del rispettivo aumento degli abitanti. Ed ancora i problemi della terza età, quelli tra comunità, perfino problemi sindacali.

    Ora è il momento della Cina, che fa pressione su Hong Kong, proprio per il grande aumento dei cittadini cinesi (N. D. t.. Ricordiamo che Heston  ha rilasciato questa intervista nel 1972, quando Hong kong era ancora colonia inglese). E in Russia la carenza di grano deriva dallo stesso problema. Come in generale  i danni portati dell’inquinamento. Addirittura una specie di frustrazione nell’ambito sessuale per la carenza di spazio individuale.>>

    (Il giornalista cambia argomento ricordando le critiche che in Inghilterra ha avuto il suo “Antonio e Cleopatra”.

    Il critico del “Times” avrebbe preferito addirittura una Cleopatra  di pelle scura)

    << storicamente Cleopatra non era né negra né egiziana. Cleopatra era di stirpe e di origine greca. Contrariamente alla lettera apparsa  sul “Los Angeles Time”, non esiste una tradizione Shakespeariana che pretenda di portare sulla scena una Cleopatra dalla pelle scura, addirittura negra. Al massimo la si può presentare come una Cleopatra che in alcune situazioni indossi vesti egiziane. Non c’è nessuna discussione sull’origine greca della regina. Shakespeare può alludere a molte cose, ma quando Cleopatra deve incontrare Antonio, chiede che le vengano portate le lussuose vesti appunto di una regina egiziana . nel mio film Cleopatra indossa il Chitone greco e i suoi capelli rievocano pettinature greche. Sono da attendersi critiche di questo tipo, quando si mettono le mani su un grande personaggio shakespeariano come Cleopatra. Diceva Franklin Delano Roosevelt : “ Se non cisi vuole scottare, si stia fuori dalla cucina.”….

    Per quanto riguarda il film, credo che il pubblico sia rimasto turbato dal fatto che Hildegarde Neil appaia con costumi greci e non sia inglese.

    Le stesse eccezioni vennero sollevate quando anni fà portai in scena il personaggio di Macbeth nelle Bahamas, per la regia di Burgess Meredith. E’ noto che spesso gli abitanti delle colonie inglesi si sentano più inglesi degli inglesi. Ad un party mi si avvicinò una signora mentre sorseggiavo il mio whisky e mi chiese perché avessi scelto io, americano, di interpretare un personaggio shakespeariano, come appunto Macbeth. Privo un po’ di esperienza, risposi che l’avevo scelto perché è una gran bella parte .

    (giornalista sottolinea che gli americani sono in un certo modo vicini all’inglese elisabettiano)

    << E’  vero. Quando interpretai il ruolo di Gordon in “Khartoum” mi preoccupai di usare non un generico accento inglese, ma quello tipico dei militari del periodo vittoriano. In effetti molti dei personaggi di Shakespeare non sono nemmeno inglesi. A partire da Macbeth che è scozzese. Antonio naturalmente non parlava inglese, ma lo fa sulla scena  perché l’inglese è comunque la lingua del teatro. Gli attori elisabettiano non parlavano di certo l’inglese di oggi. Ho chiesto ad un linguista il quale ritiene che l’inglese elisabettiano si sia conservato per anni in piccole “enclaves” tra il Tennessee e il North Carolina, dove si stanziarono i primi coloni inglesi che tra il 1600 e il 1700 cominciarono a popolare il  continente nordamericano. Essi portarono con se la lingua che parlavano nella loro patria. Sino agli anni ’30 di questo secolo questa stessa lingua si poteva ascoltare nelle ballate popolari, in realtà antichi canti elisabettiani. Si può essere d’accordo su questo punto

    Nella mia carriera ho interpretato tanti personaggi e, da quando ho lasciato la scuola, ho capito che la materia più importante è la Storia. Spesso uno scrittore cerca di ricostruire i tempi antichi e le tradizioni di un periodo storico, ma a volte manca di far rivivere la morale comune di quei tempi. Così film ambientati nel Medioevo o nei tempi della classicità greca o romana propongono un’idea di libertà certamente contraria all’idea di schiavitù. Ma questa faceva parte della morale comune. E né Socrate, né Platone né Aristotele si sono mai posti il problema. Mai hanno aperto la bocca a questo proposito.

    Alcuni anni fa feci un film prodotto da Seltzer ,“The War Lord”, ambientato nel primo medioevo e ho cercato di riportare in vita non solo l’architettura e le condizioni di vita della gente, ma anche la morale  del tempo. La popolazione degli strati più bassi non avevano affatto l’idea di ribellarsi alla loro condizione.. Se il cavaliere mandato dal re occupava il castello, questo era un suo diritto e i servi accettavano il prevalere del cavaliere  come un fatto del tutto naturale. Si può dire che anche loro fossero uomini alienati, costretti ad agire in un certo modo dalla condizione in cui si trovavano a vivere. Ed anche io, parlando con la ragazza che oramai divide il mio letto, mi riferisco alla infelicità della vita che sono costretto a vivere, avendo come fredda sposa del mio talamo la mia spada. Anche il castello non era una sfarzosa ricostruzione hollywoodiana. Era un edificio fatiscente e lurido, pieno di cattivi odori che sembrano coinvolgere gli spettatori anche solo con il personaggio dello scudiero interpretato da Richard Boone. Sembrava lui stesso emanare quel cattivo odore.

    Anche se Schaffner è un grande regista, il film non è riuscito come volevamo, almeno nella sua edizione definitiva. Diversa invece l’edizione montata da Schaffner. Stessa cosa per “Major Dundee”. Entrambi film a poca distanza temporale l’uno dall’altro. Ritornando al film di Schaffner, l’idea che la ragazza sarebbe stata restituita al suo popolo era del tutto contraria al sentire comune di quel momento storico. Nella prima versione del film vi sono in alcuni punti battute o immagini che sottolineano questa impossibilità….>>

    (il giornalista trova che alcuni momenti particolari si possono trovare anche in “Dundee”)

    <<… davvero pensa che sia così? Anche “Dundee” è stato in parte deludente. Il fatto è che Peckinpah aveva in mente il film che si apprestava a girare “The Wild Bunch”. Avevo grandi speranze per “Dundee” ed è stata una grande delusione vederlo così smembrato e fatto a pezzi. Mi è costato un grande dispiacere. E non solo a me. Si ritrovano insieme le lacrime di molti del gruppo che creò e realizzò quel film….>>

    (il giornalista chiede cosa avrebbe fatto Heston se gli avessero chiesto di rifare il montaggio del film)

    << questo purtroppo è un  evento che non va preso in considerazione nel cinema .. per quanto riguarda l’arte cinematografica, l’attore non ha nessun potere sul prodotto finito. Nelle altre arti, se fossi un pittore e non mi costerebbe che pochi danari acquistare una nuova tela e altri colori e il mio committente dicesse che l’opera è bellissima, ma avrebbe preferito qualche variazione, come l’inserimento di un’altra figura, io potrei mandarlo a quel paese o distruggere il quadro con una mano di bianco sulla tela o, come alcuni pittori rinascimentali, accontentare il committente aggiungendo quella figura che desiderava. Forse un ritratto di se stesso. Ma il cineasta può solo andare dal produttore con l’idea di un film che costa una certa quantità di denaro e ad opera finita io non ho alcun diritto sul film. Posso lamentarmi delle decisioni del produttore e dire che la mia idea era migliore. Ma non ho alcun potere di influire sulle decisioni del vero proprietario. Il cineasta è un artista che non possiede i mezzi della sua arte.

    Al contrario nel caso di “Skyjacked” (film non amato affatto da Heston,  si vedanoi  a proposito di questo film le valutazioni che Heston fa nel suo “Journal” N.d.T.)  non ho avuto alcuna critica da parte della produzione, che invece apprezzò molto il film.

    Spero che lo stesso avvenga con questo film (“Soylent Green”). Altrimenti non mi rimane che accettare le decisioni dello Studio. Posso obiettare, accusare tutti di essere degli ignoranti privi di sensibilità. Ma devo accettare le loro decisioni. Perché sono loro, i finanziatori che hanno investito i loro soldi, ad essere i veri proprietari di questo film. Come ho obiettato per “The War Lord. I diritti appartengono al produttore. Infine il film è proprietà fisica dello Studio >>

    (il giornalista passa all’argomento del nudo da poco entrato nel cinema americano)

    <<…. Secondo quello che mi consente il contratto. Il nudo in effetti è un’aggiunta economica, ma spesso il nudo di per sé non migliora in niente il prodotto artistico Quando la legge ha ceduto un po’ sulla visione di un corpo umano

     Nudo, tutti, anche io ho creduto di aver conquistato una nuova libertà. Ma in effetti il nudo non si limita solo all’erotismo. Forse da un punto di vista del voyerismo. Il nudo è estetico se implica un coinvolgimento personale, ma guardandolo da casa su uno schermo forse televisivo soprattutto se è un nudo funzionale ad un rapporto sessuale.

    Il corpo umano nudo è uno spettacolo meraviglioso. Ma come scriveva Lord Chesterfield a suo figlio può diventare uno spettacolo ridicolo in riferimento agli atteggiamenti che si assumono durante il coito. La vista di una donna nuda distesa su un letto in una posizione da odalisca è una bellezza da togliere il fiato. La stessa donna, se assume le posizioni del coito alzando e allargando le gambe,, come diceva Lord Chesterfield, diventa ridicola.

    Altra cosa l’uso del corpo nudo se si mira ad indicare una particolare situazione. Come in “Planet of the Apes” nella scena del processo la nudità imposta a Taylor dalle scimmie è simile all’indifferenza che le scimmie dimostrano verso l’Homo Sapiens. La stessa che proviamo noi verso un cagnolino  ed è una volontà di mostrare l’appartenenza dell’uomo al genere animale. Un uomo nudo circondato da scimmie non può che sottolineare la sua personale fragilità.

    Ed era quello l’intento della scena. Il sesso nelle sua funzionalità non ha mai interessato se lo scopo è dimostrare la pochezza e l’alienazione della sessualità attiva>>.

    (il giornalista suggerisce che possa essere una forma di comunicazione come in “Blow Up” heston ritiene che Blow Up abbia un forte senso di ironia)

    <<…In genere il nudo rappresenta una scorciatoia per rinvigorire l’interesse dello spettatore.

    In Antonio e Cleopatra è ovvio che si rappresenti in qualche modo anche la congiunzione carnale, ma non certo con il nudo. E’ ovvio che i due amanti comunichino anche attraverso il corpo, tuttavia non è necessario per gli attori denudarsi in scena. Ma se lo immagina al tempo di Shakespeare quando i personaggi femminili erano interpretati da ragazzini, una Cleopatra togliersi gli abiti di dosso ?....>>

    FINE

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    ... SUITE ET FIN

    (un des journalistes lui demande ses projets artistiques)

    << Retour au théâtre avec " Les sorcières de Salem " d'Arthur Miller, l'un des plus beaux textes du théâtre américain, après " Mort d'un commis voyageur ". Je vais le mettre en scène pour le théâtre Ahmason ici à Los Angeles.

    Bien sûr, j'adore le cinéma, où j'ai encore beaucoup à apprendre et qui offre tant d'opportunités créatives. Mais le cinéma est le terrain du réalisateur, alors que le théâtre est le vrai royaume de l'acteur, et en tout cas j'ai l'intention de renouveler mon passeport pour l'art dramatique. Revenons à " Soylent Green " et à l'absence de pouvoir dans un monde surpeuplé, tellement même, que  l'activité d'investigation est limitée, même si vivre semble avoir peu de possibilités. Et tout est lié au surpeuplement des populations. On pourrait dire que « “The womb is more powerful than a bomb”» (l'utérus est plus puissant qu'une bombe). Cela finit par créer des problèmes internes et externes. Comme les problèmes entre les différentes nations qui sont affectées par l'augmentation de leur population. Et toujours les problèmes des personnes âgées, ceux de la communauté, même les problèmes syndicaux.

    C'est maintenant le moment de la Chine, qui fait pression sur Hong Kong juste pour la grande augmentation de la population chinoise (NDT. Nous rappelons que Heston a publié cette interview en 1972 alors que Hong Kong était encore une colonie anglaise). Et en Russie, la pénurie de blé vient du même problème. Comme en général les dommages causés par la pollution. Même une sorte de frustration sexuelle par le manque d'espace individuel.>>

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    (Le journaliste change de sujet, rappelant les critiques que l'Angleterre lui a faites pour son "Antoine et Cléopâtre".

    Le critique du Times aurait préféré même que Cléopâtre ait une peau sombre )

    <<Cléopâtre n'était ni noire ni Egyptienne historiquement. Cléopâtre était de souche et d'origine grecque. Contrairement à l'article paru sur le "Los Angeles Times", il n'existe pas de tradition Shakespearienne qui prétende amener sur la scène une Cléopâtre de peau sombre à vraiment noire. Tout au plus, peut-elle être présentée dans certaines situations comme une Cléopâtre avec des vêtements égyptiens. Il n'y a pas de discussion sur l'origine grecque de la reine. Shakespeare peut faire allusion à beaucoup de choses, mais quand Cléopâtre rencontre Antoine, elle demande qu'on lui apporte les vêtements luxueux d'une reine égyptienne. Dans mon film, Cléopâtre porte le chiton grec et ses cheveux rappellent les coiffures grecques. De telles critiques sont à prévoir quand vous mettez la main sur un grand personnage shakespearien comme Cléopâtre. Franklin Delano Roosevelt a déclaré : "Si vous ne voulez pas vous brûler, sortez de la cuisine."

    En ce qui concerne le film, je crois que le public a été perturbé par le fait que Hildegarde Neil apparaît en costume grec et n'est pas anglaise.

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    Les mêmes réserves ont été soulevées quand il y a des années j'ai joué sur scène le personnage de Macbeth aux Bermudes, dirigé par Burgess Meredith. Il est bien connu que les habitants des colonies anglaises se sentent souvent plus anglais que les Anglais. Lors d'une fête, une dame s'est approchée de moi alors que je sirotais mon whisky et me demanda pourquoi étant Américain, je m'étais choisi pour interpréter un personnage shakespearien, comme Macbeth. Ayant peu d'expérience, j'ai dit que je l'avais choisi parce que c'était un super rôle. >>

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     (Un journaliste souligne que les Américains sont assez proches de l'anglais élisabéthain)

    <<C'est vrai. Quand j'ai interprété le rôle de Gordon dans «Khartoum», je me suis préoccupé de ne pas utiliser un vague accent anglais, mais celui typique de l'armée de l'époque victorienne. En fait, beaucoup de personnages de Shakespeare ne sont même pas anglais. À part Macbeth qui est écossais. Antoine, bien sûr, ne parlait pas anglais, mais il le fait sur scène parce que l'anglais est toujours la langue du théâtre. Les acteurs élisabéthains ne parlaient pas l'anglais d'aujourd'hui. J'ai questionné un linguiste qui pense  que l'anglais élisabéthain  a été gardé pendant des années dans de petites "enclaves" entre le Tennessee et la Caroline du Nord, où les premiers colons britanniques  ont commencé à peupler le continent entre 1600 et 1700 en Amérique du Nord. Ils ont apporté avec eux la langue qu'ils avaient parlée dans leur patrie. Jusqu'aux années 30 de ce siècle, cette même langue pouvait être entendue dans les ballades folkloriques, en fait d'anciennes chansons élisabéthaines. Vous pouvez être d'accord sur ce point.

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    Au cours de ma carrière, j'ai joué tellement de personnages et depuis que j'ai quitté l'école, j'ai réalisé que la chose la plus importante est l'Histoire. Souvent, un écrivain tente de reconstituer les temps anciens et les traditions d'une période historique, mais il oublie  parfois de faire revivre la morale commune de ces temps. Ainsi, les films qui se déroulent au Moyen Age ou à l'époque des classiques grecs ou romains suggèrent une idée de la liberté, certainement contraire à l'idée d'esclavage. Mais cela faisait partie de la moralité commune. Et ni Socrate, ni Platon, ni Aristote n'ont jamais posé le problème. Ils n'ont jamais ouvert la bouche à cet égard.

    Il y a quelques années, j'ai fait un film produit par Seltzer, "The War Lord", qui se déroulait au début du Moyen Age. J'ai essayé de donner vie non seulement à l'architecture et aux conditions de vie mais aussi à la morale de l'époque. Les gens des couches inférieures n'avaient aucune idée de rébellion contre leur condition. Si le chevalier envoyé par le roi occupait le château, c'était son droit et les domestiques acceptaient la règle du chevalier comme une chose naturelle. On peut dire qu'eux aussi étaient des hommes aliénés, forcés d'agir d'une certaine manière, vu l'état dans lequel ils vivaient. Et aussi, me référant au malheur de ma vie, j'explique à la fille qui vient dans la chambre nuptiale pour partager ma couche, que j'ai été obligé de vivre de longues années, avec pour compagne, cette froide épée. Même le château n'était pas une brillante reconstitution hollywoodienne. C'était un bâtiment délabré et enflammé, plein de mauvaises odeurs qui semblaient se mêler même au personnage de l'écuyer joué par Richard Boone. Il semblait émaner de lui, cette mauvaise odeur.

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    Bien que Schaffner soit un grand réalisateur, le film n'a pas été réussi comme nous le voulions, au moins dans sa version définitive. Différente par contre, l'édition montée par Schaffner. Il en est de même pour "Major Dundee". Les deux films étaient rapprochés l'un de l'autre dans le temps. En revenant au film de Schaffner, l'idée que la fille serait rendue à son peuple était complètement contraire au sentiment commun de ce moment historique. Dans la première version du film, il y a quelques clichés ou images qui soulignent cette impossibilité .... >>

    (Le journaliste trouve que certains moments spéciaux peuvent également être trouvés dans "Dundee")

    << Pensez-vous vraiment ainsi? Même "Dundee" était en partie décevant. Le fait est que Peckinpah avait en tête le film qu'il se préparait à tourner : "The Wild Bunch". J'avais de grands espoirs pour "Dundee" et ce fut une grande déception pour moi, de le voir si fragmenté et brisé. Cela m'a valu un grand chagrin. Et pas seulement moi. Il y a eu aussi sur le plateau de tournage, les larmes de beaucoup de gens de l'équipe qui avaient créé et réalisé ce film .... >>

    (Le journaliste demande ce que Heston aurait fait si on lui avait demandé de reprendre le montage du film)

    << c'est malheureusement une éventualité qui ne doit pas être considérée dans le cinéma. En ce qui concerne l'art cinématographique, l'acteur n'a aucun pouvoir sur le produit fini. Dans les autres arts, si j'étais peintre et que ça ne me coûte pas quelques dollars pour acheter une nouvelle toile et d'autres couleurs et que mon acheteur dise que le travail est beau mais aurait préféré une autre variante,comme l'insertion d'un autre personnage, je pourrais l'envoyer à ce client ou détruire le tableau avec un peu de blanc sur la toile ou, comme quelques peintres de la Renaissance, contenter l'acheteur en ajoutant cette illustration qu'il désire, peut-être un portrait de lui-même. Mais le cinéaste ne peut aller chez le  producteur qu'avec l'idée d'un film qui coûte une certaine somme d'argent et une fois l'oeuvre finie,  je n'ai aucun droit de regard sur le film. Je peux me plaindre des décisions du réalisateur et dire que mon idée était meilleure. Mais je n'ai aucun pouvoir pour influencer les décisions du véritable propriétaire. Le cinéaste est un artiste qui n'a pas les moyens de son art.

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    Au lieu de cela, dans le cas de "Skyjacked" (NDT :un film pas vraiment aimé par Heston, voir à propos de ce film les notes qu'a faite Heston dans son "Journal") je n'ai pas eu quelque critique que ce soit de la part de la production qui apprécia par contre beaucoup le film.

    J'espère que la même chose arrive avec ce film ("Soylent Green"). Sinon, je peux juste accepter les décisions du Studio. Je peux objecter, accuser tout le monde d'être ignorant sans sensibilité. Mais je dois accepter leurs décisions. Parce qu'ils sont les bailleurs de fonds qui ont investi leur argent pour être les véritables propriétaires de ce film. Comme quand je me suis opposé à "The War Lord". Les droits appartiennent au producteur. Enfin, le film est la propriété physique du Studio >>

    (Le journaliste en arrive au sujet de la nudité récemment introduite dans le cinéma américain)

    << .... Selon ce que le contrat me permet. La nudité est un ajout économique, mais souvent la nudité n'améliore pas en soi le produit artistique Quand la loi sur la vision d'un corps humain nu, a été abandonnée, comme tout le monde j'ai cru aussi avoir une nouvelle liberté.  Mais en fait, la nudité n'est pas limitée à l'érotisme. La nudité est esthétique si elle implique une participation personnelle, mais elle peut devenir du voyeurisme, en la regardant à la maison sur un écran de télévision, surtout si c'est une scène de relation sexuelle.

    Le corps humain nu est un spectacle merveilleux. Mais, comme Lord Chesterfield l'a écrit à son fils, il pourrait devenir un spectacle ridicule en ce qui concerne les attitudes qui ont lieu pendant le coït. La vue d'une femme nue allongée sur un lit dans une position de l'Odalisque est d'une beauté à couper le souffle. La même femme prenant les positions du coït en élevant et en écartant les jambes, comme le disait Lord Chesterfield, devient ridicule.

    C'est autre chose si l'utilisation du corps nu sert pour indiquer une situation particulière. Comme dans "Planet of the Apes" dans la scène du procès, la nudité imposée à Taylor par les singes est similaire à la leur et montre l'indifférence qu'ils éprouvent envers l'Homo Sapiens. La même chose que nous ressentons à propos d'un chiot et c'est une volonté de montrer l'appartenance de l'homme au genre animal. Un homme nu entouré de singes ne peut que souligner sa fragilité personnelle.

     

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    Et c'était l'intention de la scène. Le sexe dans sa fonctionnalité, n'est jamais touché si le but est de montrer le bas niveau et l'aliénation de la sexualité active. "

    (Le journaliste suggère que cela peut être une forme de communication comme dans Blow Up.  Heston croit que Blow Up a un fort sens de l'ironie)

    << ... La nudité est généralement un raccourci pour revigorer l'intérêt du spectateur.

    Dans Antoine et Cléopâtre, il est évident que la conjonction charnelle est également représentée, mais certainement pas avec la nudité. Il est évident que les deux amants communiquent aussi à travers le corps, mais il n'est pas nécessaire que les acteurs soient nus sur scène. Mais imaginez-vous l'époque de Shakespeare où des personnages féminins étaient joués par des enfants, une Cléopâtre se déshabillant ? .... >>

    FIN