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L'INTERVIEW CENSUREE DE CHUCK : - Partie 5 et fin : " PROPOS LIBRES "

Aujourd'hui, nous arrivons à la fin de l'interview de Chuck. Excellente réussite de Keith Howes et de son collègue.

Nous découvrons ici, un Chuck en liberté... Les propos "crus" ne lui font pas peur. Il appelle un "chat" un "chat". 

Dois-je une fois de plus souligner l'intelligence, la culture, le réalisme et l'ouverture d'esprit de notre Charlton Heston ? Il va droit au but et ne dissimule pas sa sensibilité et ses déceptions en cours de carrière. Nous sommes en 1972, sa carrière est loin d'être finie mais déjà à travers ses propos, nous pouvons deviner une certaine amertume et gravité. 

Oui, Charlton Heston était décidément, brillant !

Je souhaite avoir été au plus près des propos de Charlton Heston et que l'Esprit soit au plus près de la Lettre.

Maria a fait la transcription de l'interview en anglais de Chuck. Puis elle l'a traduite en italien sa langue maternelle, qu'à mon tour j'ai traduit en français avec le plus grand sérieux, mais avec mes faibles moyens linguistiques. 

Après les écrits, voici le son... Plus d'une heure d'écoute.

(Interview publiée sur YOU TUBE par William Brougham)

https://www.youtube.com/watch?v=GhbSkcEjV7Y&t=365s

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(Keith Howes)

QUINTA PARTE : "Parole in libertà"

(uno dei giornalisti chiede dei progetti artistici)

<< Ritorno al teatro con “The Crucible” (“il Crogiolo”) di Arthur Miller, uno dei più bei testi del teatro americano, dopo “morte di un commesso viaggiatore”. Lo sto mettendo in scena per l’Ahmason Theatre qui a Los Angeles.

Naturalmente amo il cinema dove ho ancora molto da imparare ed offre tante occasioni creative. Ma il cinema è il terreno del regista, mentre il teatro è il vero regno dell’attore e comunque intendo rinnovare appunto il mio passaporto per l’arte drammatica. Ritornando a Soylent Green e alla assenza che il potere ha in un mondo sovraffollato, tanto da limitare perfino l’attività investigativa. Anche se vivere  sembra avere poche possibilità. E tutto è legato all’eccesso di popolazione. Si potrebbe dire che “The womb is more powerful than a bomb” (il grembo è più potente di una bomba. Finisce col generare problemi interni ed esteri. Come i problemi tra le diverse nazioni che risentono  che risentono del rispettivo aumento degli abitanti. Ed ancora i problemi della terza età, quelli tra comunità, perfino problemi sindacali.

Ora è il momento della Cina, che fa pressione su Hong Kong, proprio per il grande aumento dei cittadini cinesi (N. D. t.. Ricordiamo che Heston  ha rilasciato questa intervista nel 1972, quando Hong kong era ancora colonia inglese). E in Russia la carenza di grano deriva dallo stesso problema. Come in generale  i danni portati dell’inquinamento. Addirittura una specie di frustrazione nell’ambito sessuale per la carenza di spazio individuale.>>

(Il giornalista cambia argomento ricordando le critiche che in Inghilterra ha avuto il suo “Antonio e Cleopatra”.

Il critico del “Times” avrebbe preferito addirittura una Cleopatra  di pelle scura)

<< storicamente Cleopatra non era né negra né egiziana. Cleopatra era di stirpe e di origine greca. Contrariamente alla lettera apparsa  sul “Los Angeles Time”, non esiste una tradizione Shakespeariana che pretenda di portare sulla scena una Cleopatra dalla pelle scura, addirittura negra. Al massimo la si può presentare come una Cleopatra che in alcune situazioni indossi vesti egiziane. Non c’è nessuna discussione sull’origine greca della regina. Shakespeare può alludere a molte cose, ma quando Cleopatra deve incontrare Antonio, chiede che le vengano portate le lussuose vesti appunto di una regina egiziana . nel mio film Cleopatra indossa il Chitone greco e i suoi capelli rievocano pettinature greche. Sono da attendersi critiche di questo tipo, quando si mettono le mani su un grande personaggio shakespeariano come Cleopatra. Diceva Franklin Delano Roosevelt : “ Se non cisi vuole scottare, si stia fuori dalla cucina.”….

Per quanto riguarda il film, credo che il pubblico sia rimasto turbato dal fatto che Hildegarde Neil appaia con costumi greci e non sia inglese.

Le stesse eccezioni vennero sollevate quando anni fà portai in scena il personaggio di Macbeth nelle Bahamas, per la regia di Burgess Meredith. E’ noto che spesso gli abitanti delle colonie inglesi si sentano più inglesi degli inglesi. Ad un party mi si avvicinò una signora mentre sorseggiavo il mio whisky e mi chiese perché avessi scelto io, americano, di interpretare un personaggio shakespeariano, come appunto Macbeth. Privo un po’ di esperienza, risposi che l’avevo scelto perché è una gran bella parte .

(giornalista sottolinea che gli americani sono in un certo modo vicini all’inglese elisabettiano)

<< E’  vero. Quando interpretai il ruolo di Gordon in “Khartoum” mi preoccupai di usare non un generico accento inglese, ma quello tipico dei militari del periodo vittoriano. In effetti molti dei personaggi di Shakespeare non sono nemmeno inglesi. A partire da Macbeth che è scozzese. Antonio naturalmente non parlava inglese, ma lo fa sulla scena  perché l’inglese è comunque la lingua del teatro. Gli attori elisabettiano non parlavano di certo l’inglese di oggi. Ho chiesto ad un linguista il quale ritiene che l’inglese elisabettiano si sia conservato per anni in piccole “enclaves” tra il Tennessee e il North Carolina, dove si stanziarono i primi coloni inglesi che tra il 1600 e il 1700 cominciarono a popolare il  continente nordamericano. Essi portarono con se la lingua che parlavano nella loro patria. Sino agli anni ’30 di questo secolo questa stessa lingua si poteva ascoltare nelle ballate popolari, in realtà antichi canti elisabettiani. Si può essere d’accordo su questo punto

Nella mia carriera ho interpretato tanti personaggi e, da quando ho lasciato la scuola, ho capito che la materia più importante è la Storia. Spesso uno scrittore cerca di ricostruire i tempi antichi e le tradizioni di un periodo storico, ma a volte manca di far rivivere la morale comune di quei tempi. Così film ambientati nel Medioevo o nei tempi della classicità greca o romana propongono un’idea di libertà certamente contraria all’idea di schiavitù. Ma questa faceva parte della morale comune. E né Socrate, né Platone né Aristotele si sono mai posti il problema. Mai hanno aperto la bocca a questo proposito.

Alcuni anni fa feci un film prodotto da Seltzer ,“The War Lord”, ambientato nel primo medioevo e ho cercato di riportare in vita non solo l’architettura e le condizioni di vita della gente, ma anche la morale  del tempo. La popolazione degli strati più bassi non avevano affatto l’idea di ribellarsi alla loro condizione.. Se il cavaliere mandato dal re occupava il castello, questo era un suo diritto e i servi accettavano il prevalere del cavaliere  come un fatto del tutto naturale. Si può dire che anche loro fossero uomini alienati, costretti ad agire in un certo modo dalla condizione in cui si trovavano a vivere. Ed anche io, parlando con la ragazza che oramai divide il mio letto, mi riferisco alla infelicità della vita che sono costretto a vivere, avendo come fredda sposa del mio talamo la mia spada. Anche il castello non era una sfarzosa ricostruzione hollywoodiana. Era un edificio fatiscente e lurido, pieno di cattivi odori che sembrano coinvolgere gli spettatori anche solo con il personaggio dello scudiero interpretato da Richard Boone. Sembrava lui stesso emanare quel cattivo odore.

Anche se Schaffner è un grande regista, il film non è riuscito come volevamo, almeno nella sua edizione definitiva. Diversa invece l’edizione montata da Schaffner. Stessa cosa per “Major Dundee”. Entrambi film a poca distanza temporale l’uno dall’altro. Ritornando al film di Schaffner, l’idea che la ragazza sarebbe stata restituita al suo popolo era del tutto contraria al sentire comune di quel momento storico. Nella prima versione del film vi sono in alcuni punti battute o immagini che sottolineano questa impossibilità….>>

(il giornalista trova che alcuni momenti particolari si possono trovare anche in “Dundee”)

<<… davvero pensa che sia così? Anche “Dundee” è stato in parte deludente. Il fatto è che Peckinpah aveva in mente il film che si apprestava a girare “The Wild Bunch”. Avevo grandi speranze per “Dundee” ed è stata una grande delusione vederlo così smembrato e fatto a pezzi. Mi è costato un grande dispiacere. E non solo a me. Si ritrovano insieme le lacrime di molti del gruppo che creò e realizzò quel film….>>

(il giornalista chiede cosa avrebbe fatto Heston se gli avessero chiesto di rifare il montaggio del film)

<< questo purtroppo è un  evento che non va preso in considerazione nel cinema .. per quanto riguarda l’arte cinematografica, l’attore non ha nessun potere sul prodotto finito. Nelle altre arti, se fossi un pittore e non mi costerebbe che pochi danari acquistare una nuova tela e altri colori e il mio committente dicesse che l’opera è bellissima, ma avrebbe preferito qualche variazione, come l’inserimento di un’altra figura, io potrei mandarlo a quel paese o distruggere il quadro con una mano di bianco sulla tela o, come alcuni pittori rinascimentali, accontentare il committente aggiungendo quella figura che desiderava. Forse un ritratto di se stesso. Ma il cineasta può solo andare dal produttore con l’idea di un film che costa una certa quantità di denaro e ad opera finita io non ho alcun diritto sul film. Posso lamentarmi delle decisioni del produttore e dire che la mia idea era migliore. Ma non ho alcun potere di influire sulle decisioni del vero proprietario. Il cineasta è un artista che non possiede i mezzi della sua arte.

Al contrario nel caso di “Skyjacked” (film non amato affatto da Heston,  si vedanoi  a proposito di questo film le valutazioni che Heston fa nel suo “Journal” N.d.T.)  non ho avuto alcuna critica da parte della produzione, che invece apprezzò molto il film.

Spero che lo stesso avvenga con questo film (“Soylent Green”). Altrimenti non mi rimane che accettare le decisioni dello Studio. Posso obiettare, accusare tutti di essere degli ignoranti privi di sensibilità. Ma devo accettare le loro decisioni. Perché sono loro, i finanziatori che hanno investito i loro soldi, ad essere i veri proprietari di questo film. Come ho obiettato per “The War Lord. I diritti appartengono al produttore. Infine il film è proprietà fisica dello Studio >>

(il giornalista passa all’argomento del nudo da poco entrato nel cinema americano)

<<…. Secondo quello che mi consente il contratto. Il nudo in effetti è un’aggiunta economica, ma spesso il nudo di per sé non migliora in niente il prodotto artistico Quando la legge ha ceduto un po’ sulla visione di un corpo umano

 Nudo, tutti, anche io ho creduto di aver conquistato una nuova libertà. Ma in effetti il nudo non si limita solo all’erotismo. Forse da un punto di vista del voyerismo. Il nudo è estetico se implica un coinvolgimento personale, ma guardandolo da casa su uno schermo forse televisivo soprattutto se è un nudo funzionale ad un rapporto sessuale.

Il corpo umano nudo è uno spettacolo meraviglioso. Ma come scriveva Lord Chesterfield a suo figlio può diventare uno spettacolo ridicolo in riferimento agli atteggiamenti che si assumono durante il coito. La vista di una donna nuda distesa su un letto in una posizione da odalisca è una bellezza da togliere il fiato. La stessa donna, se assume le posizioni del coito alzando e allargando le gambe,, come diceva Lord Chesterfield, diventa ridicola.

Altra cosa l’uso del corpo nudo se si mira ad indicare una particolare situazione. Come in “Planet of the Apes” nella scena del processo la nudità imposta a Taylor dalle scimmie è simile all’indifferenza che le scimmie dimostrano verso l’Homo Sapiens. La stessa che proviamo noi verso un cagnolino  ed è una volontà di mostrare l’appartenenza dell’uomo al genere animale. Un uomo nudo circondato da scimmie non può che sottolineare la sua personale fragilità.

Ed era quello l’intento della scena. Il sesso nelle sua funzionalità non ha mai interessato se lo scopo è dimostrare la pochezza e l’alienazione della sessualità attiva>>.

(il giornalista suggerisce che possa essere una forma di comunicazione come in “Blow Up” heston ritiene che Blow Up abbia un forte senso di ironia)

<<…In genere il nudo rappresenta una scorciatoia per rinvigorire l’interesse dello spettatore.

In Antonio e Cleopatra è ovvio che si rappresenti in qualche modo anche la congiunzione carnale, ma non certo con il nudo. E’ ovvio che i due amanti comunichino anche attraverso il corpo, tuttavia non è necessario per gli attori denudarsi in scena. Ma se lo immagina al tempo di Shakespeare quando i personaggi femminili erano interpretati da ragazzini, una Cleopatra togliersi gli abiti di dosso ?....>>

FINE

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... SUITE ET FIN

(un des journalistes lui demande ses projets artistiques)

<< Retour au théâtre avec " Les sorcières de Salem " d'Arthur Miller, l'un des plus beaux textes du théâtre américain, après " Mort d'un commis voyageur ". Je vais le mettre en scène pour le théâtre Ahmason ici à Los Angeles.

Bien sûr, j'adore le cinéma, où j'ai encore beaucoup à apprendre et qui offre tant d'opportunités créatives. Mais le cinéma est le terrain du réalisateur, alors que le théâtre est le vrai royaume de l'acteur, et en tout cas j'ai l'intention de renouveler mon passeport pour l'art dramatique. Revenons à " Soylent Green " et à l'absence de pouvoir dans un monde surpeuplé, tellement même, que  l'activité d'investigation est limitée, même si vivre semble avoir peu de possibilités. Et tout est lié au surpeuplement des populations. On pourrait dire que « “The womb is more powerful than a bomb”» (l'utérus est plus puissant qu'une bombe). Cela finit par créer des problèmes internes et externes. Comme les problèmes entre les différentes nations qui sont affectées par l'augmentation de leur population. Et toujours les problèmes des personnes âgées, ceux de la communauté, même les problèmes syndicaux.

C'est maintenant le moment de la Chine, qui fait pression sur Hong Kong juste pour la grande augmentation de la population chinoise (NDT. Nous rappelons que Heston a publié cette interview en 1972 alors que Hong Kong était encore une colonie anglaise). Et en Russie, la pénurie de blé vient du même problème. Comme en général les dommages causés par la pollution. Même une sorte de frustration sexuelle par le manque d'espace individuel.>>

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(Le journaliste change de sujet, rappelant les critiques que l'Angleterre lui a faites pour son "Antoine et Cléopâtre".

Le critique du Times aurait préféré même que Cléopâtre ait une peau sombre )

<<Cléopâtre n'était ni noire ni Egyptienne historiquement. Cléopâtre était de souche et d'origine grecque. Contrairement à l'article paru sur le "Los Angeles Times", il n'existe pas de tradition Shakespearienne qui prétende amener sur la scène une Cléopâtre de peau sombre à vraiment noire. Tout au plus, peut-elle être présentée dans certaines situations comme une Cléopâtre avec des vêtements égyptiens. Il n'y a pas de discussion sur l'origine grecque de la reine. Shakespeare peut faire allusion à beaucoup de choses, mais quand Cléopâtre rencontre Antoine, elle demande qu'on lui apporte les vêtements luxueux d'une reine égyptienne. Dans mon film, Cléopâtre porte le chiton grec et ses cheveux rappellent les coiffures grecques. De telles critiques sont à prévoir quand vous mettez la main sur un grand personnage shakespearien comme Cléopâtre. Franklin Delano Roosevelt a déclaré : "Si vous ne voulez pas vous brûler, sortez de la cuisine."

En ce qui concerne le film, je crois que le public a été perturbé par le fait que Hildegarde Neil apparaît en costume grec et n'est pas anglaise.

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Les mêmes réserves ont été soulevées quand il y a des années j'ai joué sur scène le personnage de Macbeth aux Bermudes, dirigé par Burgess Meredith. Il est bien connu que les habitants des colonies anglaises se sentent souvent plus anglais que les Anglais. Lors d'une fête, une dame s'est approchée de moi alors que je sirotais mon whisky et me demanda pourquoi étant Américain, je m'étais choisi pour interpréter un personnage shakespearien, comme Macbeth. Ayant peu d'expérience, j'ai dit que je l'avais choisi parce que c'était un super rôle. >>

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 (Un journaliste souligne que les Américains sont assez proches de l'anglais élisabéthain)

<<C'est vrai. Quand j'ai interprété le rôle de Gordon dans «Khartoum», je me suis préoccupé de ne pas utiliser un vague accent anglais, mais celui typique de l'armée de l'époque victorienne. En fait, beaucoup de personnages de Shakespeare ne sont même pas anglais. À part Macbeth qui est écossais. Antoine, bien sûr, ne parlait pas anglais, mais il le fait sur scène parce que l'anglais est toujours la langue du théâtre. Les acteurs élisabéthains ne parlaient pas l'anglais d'aujourd'hui. J'ai questionné un linguiste qui pense  que l'anglais élisabéthain  a été gardé pendant des années dans de petites "enclaves" entre le Tennessee et la Caroline du Nord, où les premiers colons britanniques  ont commencé à peupler le continent entre 1600 et 1700 en Amérique du Nord. Ils ont apporté avec eux la langue qu'ils avaient parlée dans leur patrie. Jusqu'aux années 30 de ce siècle, cette même langue pouvait être entendue dans les ballades folkloriques, en fait d'anciennes chansons élisabéthaines. Vous pouvez être d'accord sur ce point.

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Au cours de ma carrière, j'ai joué tellement de personnages et depuis que j'ai quitté l'école, j'ai réalisé que la chose la plus importante est l'Histoire. Souvent, un écrivain tente de reconstituer les temps anciens et les traditions d'une période historique, mais il oublie  parfois de faire revivre la morale commune de ces temps. Ainsi, les films qui se déroulent au Moyen Age ou à l'époque des classiques grecs ou romains suggèrent une idée de la liberté, certainement contraire à l'idée d'esclavage. Mais cela faisait partie de la moralité commune. Et ni Socrate, ni Platon, ni Aristote n'ont jamais posé le problème. Ils n'ont jamais ouvert la bouche à cet égard.

Il y a quelques années, j'ai fait un film produit par Seltzer, "The War Lord", qui se déroulait au début du Moyen Age. J'ai essayé de donner vie non seulement à l'architecture et aux conditions de vie mais aussi à la morale de l'époque. Les gens des couches inférieures n'avaient aucune idée de rébellion contre leur condition. Si le chevalier envoyé par le roi occupait le château, c'était son droit et les domestiques acceptaient la règle du chevalier comme une chose naturelle. On peut dire qu'eux aussi étaient des hommes aliénés, forcés d'agir d'une certaine manière, vu l'état dans lequel ils vivaient. Et aussi, me référant au malheur de ma vie, j'explique à la fille qui vient dans la chambre nuptiale pour partager ma couche, que j'ai été obligé de vivre de longues années, avec pour compagne, cette froide épée. Même le château n'était pas une brillante reconstitution hollywoodienne. C'était un bâtiment délabré et enflammé, plein de mauvaises odeurs qui semblaient se mêler même au personnage de l'écuyer joué par Richard Boone. Il semblait émaner de lui, cette mauvaise odeur.

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Bien que Schaffner soit un grand réalisateur, le film n'a pas été réussi comme nous le voulions, au moins dans sa version définitive. Différente par contre, l'édition montée par Schaffner. Il en est de même pour "Major Dundee". Les deux films étaient rapprochés l'un de l'autre dans le temps. En revenant au film de Schaffner, l'idée que la fille serait rendue à son peuple était complètement contraire au sentiment commun de ce moment historique. Dans la première version du film, il y a quelques clichés ou images qui soulignent cette impossibilité .... >>

(Le journaliste trouve que certains moments spéciaux peuvent également être trouvés dans "Dundee")

<< Pensez-vous vraiment ainsi? Même "Dundee" était en partie décevant. Le fait est que Peckinpah avait en tête le film qu'il se préparait à tourner : "The Wild Bunch". J'avais de grands espoirs pour "Dundee" et ce fut une grande déception pour moi, de le voir si fragmenté et brisé. Cela m'a valu un grand chagrin. Et pas seulement moi. Il y a eu aussi sur le plateau de tournage, les larmes de beaucoup de gens de l'équipe qui avaient créé et réalisé ce film .... >>

(Le journaliste demande ce que Heston aurait fait si on lui avait demandé de reprendre le montage du film)

<< c'est malheureusement une éventualité qui ne doit pas être considérée dans le cinéma. En ce qui concerne l'art cinématographique, l'acteur n'a aucun pouvoir sur le produit fini. Dans les autres arts, si j'étais peintre et que ça ne me coûte pas quelques dollars pour acheter une nouvelle toile et d'autres couleurs et que mon acheteur dise que le travail est beau mais aurait préféré une autre variante,comme l'insertion d'un autre personnage, je pourrais l'envoyer à ce client ou détruire le tableau avec un peu de blanc sur la toile ou, comme quelques peintres de la Renaissance, contenter l'acheteur en ajoutant cette illustration qu'il désire, peut-être un portrait de lui-même. Mais le cinéaste ne peut aller chez le  producteur qu'avec l'idée d'un film qui coûte une certaine somme d'argent et une fois l'oeuvre finie,  je n'ai aucun droit de regard sur le film. Je peux me plaindre des décisions du réalisateur et dire que mon idée était meilleure. Mais je n'ai aucun pouvoir pour influencer les décisions du véritable propriétaire. Le cinéaste est un artiste qui n'a pas les moyens de son art.

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Au lieu de cela, dans le cas de "Skyjacked" (NDT :un film pas vraiment aimé par Heston, voir à propos de ce film les notes qu'a faite Heston dans son "Journal") je n'ai pas eu quelque critique que ce soit de la part de la production qui apprécia par contre beaucoup le film.

J'espère que la même chose arrive avec ce film ("Soylent Green"). Sinon, je peux juste accepter les décisions du Studio. Je peux objecter, accuser tout le monde d'être ignorant sans sensibilité. Mais je dois accepter leurs décisions. Parce qu'ils sont les bailleurs de fonds qui ont investi leur argent pour être les véritables propriétaires de ce film. Comme quand je me suis opposé à "The War Lord". Les droits appartiennent au producteur. Enfin, le film est la propriété physique du Studio >>

(Le journaliste en arrive au sujet de la nudité récemment introduite dans le cinéma américain)

<< .... Selon ce que le contrat me permet. La nudité est un ajout économique, mais souvent la nudité n'améliore pas en soi le produit artistique Quand la loi sur la vision d'un corps humain nu, a été abandonnée, comme tout le monde j'ai cru aussi avoir une nouvelle liberté.  Mais en fait, la nudité n'est pas limitée à l'érotisme. La nudité est esthétique si elle implique une participation personnelle, mais elle peut devenir du voyeurisme, en la regardant à la maison sur un écran de télévision, surtout si c'est une scène de relation sexuelle.

Le corps humain nu est un spectacle merveilleux. Mais, comme Lord Chesterfield l'a écrit à son fils, il pourrait devenir un spectacle ridicule en ce qui concerne les attitudes qui ont lieu pendant le coït. La vue d'une femme nue allongée sur un lit dans une position de l'Odalisque est d'une beauté à couper le souffle. La même femme prenant les positions du coït en élevant et en écartant les jambes, comme le disait Lord Chesterfield, devient ridicule.

C'est autre chose si l'utilisation du corps nu sert pour indiquer une situation particulière. Comme dans "Planet of the Apes" dans la scène du procès, la nudité imposée à Taylor par les singes est similaire à la leur et montre l'indifférence qu'ils éprouvent envers l'Homo Sapiens. La même chose que nous ressentons à propos d'un chiot et c'est une volonté de montrer l'appartenance de l'homme au genre animal. Un homme nu entouré de singes ne peut que souligner sa fragilité personnelle.

 

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Et c'était l'intention de la scène. Le sexe dans sa fonctionnalité, n'est jamais touché si le but est de montrer le bas niveau et l'aliénation de la sexualité active. "

(Le journaliste suggère que cela peut être une forme de communication comme dans Blow Up.  Heston croit que Blow Up a un fort sens de l'ironie)

<< ... La nudité est généralement un raccourci pour revigorer l'intérêt du spectateur.

Dans Antoine et Cléopâtre, il est évident que la conjonction charnelle est également représentée, mais certainement pas avec la nudité. Il est évident que les deux amants communiquent aussi à travers le corps, mais il n'est pas nécessaire que les acteurs soient nus sur scène. Mais imaginez-vous l'époque de Shakespeare où des personnages féminins étaient joués par des enfants, une Cléopâtre se déshabillant ? .... >>

FIN

Commentaires

  • Très beau travail France, car cette interview est sûrement une des plus complètes qu' il ait pu donner.. même si elle date de 72, on mesure la sensibilité et l'ouverture d'esprit, disons l'intelligence avec laquelle il aborde son domaine, mais aussi les sujets de société les plus épineux! C'est super.
    Et bravo pour votre travail et la patience qui l'accompagne...!

  • Ohhh France..
    C'est prenant..
    Un travail impressionnant..
    Comment vous remercier ?..
    J'ai appris beaucoup de choses ...
    Vous êtes indispensable...

  • Merci chère Sylvia. Je fais du mieux que je peux pour transmettre ce que je reçois. Quel dommage que nous n'ayons pas de bons traducteurs français et pourtant, il doit en exister, pour se pencher sur l'oeuvre de notre grand homme et nous sortir les livres et autres journaux qu'a écrits Charlton Heston au long de sa vie et sa carrière.
    Alors, avec mes petites connaissances, je me substitue à ces traducteurs inexistants afin que nous puissions avoir accès à la culture et l'intelligence de notre Chuck.

  • Tout d abord , de nouveau , un grand merci à Maria et à France .....
    Que de choses ai je apprises sur Charlton Heston !
    Je ne redirai jamais assez l érudition , l intelligence de ce monsieur !
    Sans compter ses qualités de coeur , qui en font un hommes soucieux du monde dans lequel
    il vit et conscient des dangers qu il encourt ....
    Ce fut une personne belle et brillante , dans ses rôles prestigieux et dans la vie !
    Un comédien de talent, tant au théâtre q u au cinéma .....
    Je lui dois , pour ma part , mes plus grands bonheurs de cinéphile .....
    De grands films , de grands moments , un grand acteur !!

  • Chère Christiane, vous avez toujours les mots justes pour faire vos commentaires et je vous en suis reconnaissante. Votre hommage au Grand Homme est touchant et juste. Je vous en remercie vraiment.
    De son paradis, notre Grand Homme doit nous bénir.

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