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Maria Russo-Dixon : les billets - Page 2

  • "JULES CESAR " - point de vue de Maria sur le film

    Notre amie Maria à qui j'ai envoyé la version restaurée du film "JULES CESAR", l'a apprécié et m'a fait part de ses ressentis que j'ai souhaité partager avec vous toutes et tous. 
     
    Chère Maria, j'ai pensé que nos amis apprécieraient comme j'ai apprécié ce que tu écris sur ce film. Je t'en remercie. 
     

    il tuo splendido regalo è arrivato martedì e non posso che ringraziarti con tutto il cuore.

    Lo abbiamo visto ieri sera. Il film è bellissimo. Molto, molto meglio della vecchia copia che avevo. Finalmente la scena dei Lupercali, completa di quel piccolo scambia di battute in cui Cesare, massima autorità religiosa romana, chiede ad Antonio che partecipa alla corsa rituale di toccare sua moglie Calpurnia per darle il dono della fertilità, suggerendo Shakespeare il futuro di Antonio, possibile successore di Cesare. Splendida l’evocazione del sogno di Calpurnia. Eccezionale il succedersi dei due monologhi di Antonio, il primo breve sul corpo di Cesare e poi il secondo e più famoso “Friends, Romans, Countrymen” con tanti improvvisi e significativi cambi di tono e di espressione.

    Infine la scena delle terme della cui incompletezza mi ero tanto lamentata. Steso sul lettino e poi alzatosi a sovrastare Ottaviano, Antonio traccia il futuro impero di Roma e l’immediata punizione dei cospiratori.

    Bellissimo anche il commento di Sara Hatchuel. L’ho seguito parola per parola: capisco abbastanza bene il francese parlato e soprattutto su un argomento che mi è tanto familiare come la storia del teatro. Perfettamente d’accordo. Il primo protagonista del dramma era probabilmente Bruto.

    Ma Shakespeare era sensibile al successo economico dei suoi spettacoli e nel corso delle repliche deve essersi accorto quanto affascinava il pubblico l’orazione di Antonio, sino a cambiare completamente l’indole della folla.

    La Hatchuel sottolinea giustamente la teatralità dell’opera, il fatto che si fondi su 4 personaggi: Cesare, Bruto, Antonio e Cassio e come a partire dalla fine del XIX secolo il personaggio di Antonio si pone al centro. Incomincia in quella fine di secolo l’epoca del grande attore e della recitazione che avvince il pubblico.

    A considerare l’architettura del Globe questo deve essere già avvenuto vivente Shakespeare. La scena elisabettiana consta di tre parti di cui una , l’apron , è una pedana spinta nel cuore della platea e sovrastata a ferro di cavallo dai palchi per tre ordini verticali.

    L’attore che si trovasse a recitare il monologo di Antonio affascinava sia gli attori che impersonavano i cittadini di Roma, sia gli spettatori inglesi che sono costretti a limitare il rumore (erano in genere spettatori rumorosi) se vogliono capire come e perché la vicenda si sta evolvendo sotto i loro occhi.

    Vedere un’opera d’arte e seguire un commento intelligente e ben documentato è un grande piacere dell’anima.

    E ieri è stato un grande piacere per me e per mio marito, a cui ho tradotto la parte francese.

    La mente si è alleggerita dei pensieri e abbiamo goduto di 2 ore di autentico piacere.

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    Votre beau cadeau est arrivé mardi et je ne peux que vous remercier de tout mon coeur.
     
    Nous l'avons vu hier soir. Le film est magnifique. Beaucoup, beaucoup mieux que l'ancienne copie que j'avais. Enfin la scène des Lupercales¹, complétée par ce petit échange de blagues dans lequel César, la plus haute autorité religieuse romaine, demande à Antoine qui participe à la course rituelle de toucher sa femme Calpurnia pour lui donner le cadeau de la fertilité, suggérant à Shakespeare l'avenir d'Antoine, possible successeur de César. L'évocation du rêve de Calpurnia est splendide. Exceptionnelle, la succession des deux monologues d’Antoine, le premier exposé sur le corps de César, puis le deuxième et plus célèbre «Amis, Romains, Paysans» avec de nombreux changements de ton et d’expression soudains et significatifs.
     
     
    Enfin la scène des Thermes  dont j'avais tant regretté l'incomplétude. Allongé sur le canapé et se levant ensuite pour dominer Octave, Antoine retrace le futur empire de Rome et le châtiment immédiat des conspirateurs.

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    Beau aussi le commentaire de Sarah Hatchuel. Je l'ai suivi mot à mot : je comprends assez bien le français et surtout sur un sujet qui m'est aussi familier que l'histoire du théâtre. Parfaitement d'accord. Le premier protagoniste du drame était probablement Brutus.
     
    Mais Shakespeare était sensible au succès économique de ses spectacles et au cours des répliques, il avait sûrement remarqué à quel point le public était fasciné par la prière d'Antoine jusqu'à ce qu'il change complètement la nature de la foule.
     
    Hatchuel souligne à juste titre la théâtralité de l'œuvre, le fait qu'elle se base sur 4 personnages : César, Brutus, Antoine et Cassius et qu'à partir de la fin du XIXe siècle, le personnage d'Antoine est au centre. L'ère du grand acteur et du jeu d'acteur qui captive le public commence à partir de ce siècle.
     
    Pour considérer l'architecture du Globe, cela s'est passé du vivant de Shakespeare. La scène élisabéthaine comprend trois parties, dont l'une, le tablier, est une plate-forme enfoncée au cœur des étals et dominée par les fers à cheval des caisses pour trois ordres verticaux.
     
    THEATRE ELISABETHAIN DU GLOBE A LONDRES
     
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    L'acteur qui récitait le monologue d'Antoine fascinait à la fois les acteurs qui interprètent les citoyens de Rome et les spectateurs anglais qui sont obligés de limiter le bruit (spectateurs généralement bruyants) s'ils veulent comprendre comment et pourquoi l'histoire évolue sous leurs yeux.
     
    Voir une œuvre d'art et suivre un commentaire intelligent et bien documenté est un grand plaisir pour l'âme.
     
    Et hier, cela a été un grand plaisir pour moi et mon mari, à qui j'ai traduit la partie française.
     
    L'esprit s'est libéré de ses pensées et nous avons apprécié 2 heures de réel plaisir.

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    ¹ - Les Lupercales sont, dans la Rome antique, des fêtes annuelles célébrées par les luperques du 13 au 15 février, près d'une grotte nommée le Lupercal (située au pied du mont Palatin et probablement découverte en novembre 2007) WIKIPEDIA
  • " CHARLTON HESTON REVEALED " une video YT analysée par Maria le 21 janvier 2019

     Dernièrement, ayant découvert une video intitulée " Charlton Heston revealed " sur YOU TUBE concernant Charlton Heston et son action politique vers la fin des années 60, j'ai demandé à Maria d'en faire une traduction et d'expliquer ce dont il s'agissait exactement, car j'avais le sentiment que certains commentaires accompagnant la video n'étaient pas favorables à Chuck ce qui pour moi était injuste. Maria a eu la gentillesse de faire plus que je lui demandais et cela me permet de publier la traduction de ce qu'elle explique fort bien sur les positions politiques de Chuck à cette époque. Merci ma Chère Maria, je t'embrasse. 

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    Cara France, le cose stanno effettivamente come dici tu. Il pezzo è del 1968 quando dopo la rinuncia ad essere candidato per i Democratici di Lyndon Johnson si affacciò la candidatura di Regan per i Repubblicani. Contemporaneamente Chuck stava affrontando una polemica con Eb Asner, suo successore alla carica di presidente del SAG (Screen Actors Guild) i due si trovavano su opposte fazioni circa l’ipotesi di sostenere economicamente , con i soldi degli iscritti al sindacato, ciascuno uno dei due candidati. In più rinasceva una vecchia controversia sulla possibilità di far entrare nel sindacato anche le comparse dei film (extras). Contrariamente ai sindacati europei quello americano (e quello inglese) garantivano agli iscritti una serie di benefici tipici dello stato sociale: pensione, sostegno alla disoccupazione, associazione sanitaria.  L’ingresso degli extras nel godimento di questi benefici aumentava le spese del sindacato rispetto alle entrate apportati dagli extras, superiori di numero ma inferiori per percentuale di contributi alla cassa comune.

    Per quanto riguardava il sostegno economico ai partiti politici Chuck riteneva che questo infrangesse l’imparzialità del sindacato rispetto alle idee politiche di ciascun membro, i democratici finivano col sostenere i repubblicani e viceversa i repubblicani arricchivano i candidati democratici. (come se la CeGT francese si trovasse a finanziare i Gollisti)

    Come al solito Chuck non nascondeva le sue idee e le sue posizioni e il giornalista fa scivolare il sospetto che Chuck aspirasse ad una carica pubblica. In realtà l’offerta più consistente per la carica di senatore gli era venuta da Jack Valenti, produttore e sostenitore del nascente America Film Institute. La risposta di Chuck è sempre la stessa, meglio fare un bel film che diventare Presidente degli USA. Il giornalista appare neutrale e la breve allusione alla legge sulle armi da fuoco è dovuta alla campagna di alcune (poche) personalità di Hollywood contro le armi dopo la morte di Robert Kennedy. All’inizio Chuck sembrò condividere questa posizione ma con qualche limite. Siamo in un momento di incertezze politiche e ideologiche e la particolarità annunciata è il fatto che un attore partecipasse di nuovo al dibattito politico. Il giornalista si limita a dire che più volte la faccia di Chuck era comparsa in televisione per discutere di cose non riguardanti il suo lavoro. In quel momento gli americani erano abituati alla sua presenza in trasmissioni politiche e il commento del giornalista non suscitò nessuna problematica.

    La politica americana dal 1968 al 1972 è molto complessa e più avanti negli anni Regan e Chuck si trovarono su versanti opposti per altri argomenti. Ricorda inoltre che lo sconosciuto candidato democratico è solo un sostituto trovato in fretta dopo l’assassinio di Bob Kennedy. Momento difficile e poco comprensibile per un europeo.

    Coraggio. Tutto questo periodo dal 1963 al 1996 è spiegato in “Stars for Freedom” e “From my cold dead hands” di Emily Raimond, ma purtroppo in inglese.

    Forza France sei tutti noi hestoniennes e non perderti un tributo a Chuck con belle foto e la voce di Mahalia Jackson “What is America to me”

     

    https://youtu.be/ui857BHo4pY

     


    Chère France, les choses sont comme tu le dis. La pièce date de 1968 lorsque, après avoir renoncé à être candidat au parti démocrate de Lyndon Johnson, la candidature de Regan a été retenue par les républicains. Au même moment, Chuck faisait face à une controverse avec Eb Asner, son successeur au poste de président de la SAG (Screen Actors Guild). Les deux hommes étaient opposés quant à l’hypothèse de soutenir économiquement, avec l’argent des membres du syndicat, chacun des deux candidats. En outre, il y avait une vieille controverse sur la possibilité de faire entrer dans le syndicat les figurants des films. Contrairement aux syndicats européens, les Américains (et les Anglais) ont garanti aux membres une série d'avantages typiques de l'État providence : pension de retraite, aide au chômage, mutuelle de santé. L'entrée des extras dans la jouissance de ces avantages augmentait les dépenses de l'union par rapport aux revenus générés par les extras, plus nombreux mais moins importants en pourcentage des contributions au fonds commun.

    En ce qui concerne le soutien économique des partis politiques, Chuck pensait que cela violait l'impartialité du syndicat à l'égard des idées politiques de chaque membre. Les démocrates finirent par soutenir les républicains et vice-versa, les républicains enrichissaient les candidats démocrates. (comme si la CGT française devait financer les Gaullistes).

    Comme d'habitude, Chuck n'a pas caché ses idées et ses positions et le journaliste a laissé échapper le soupçon que Chuck aspirait à une fonction publique. En fait, l'offre la plus cohérente pour le poste de sénateur a été présentée par Jack Valenti, producteur et partisan du naissant America Film Institute. La réponse de Chuck est toujours la même : mieux vaut faire un bon film que de devenir président des États-Unis. Le journaliste semble neutre et la brève allusion à la loi sur les armes à feu est due à la campagne de quelques personnalités hollywoodiennes contre les armes après la mort de Robert Kennedy. Au début, Chuck semblait partager cette position, mais avec quelques limites. Nous sommes dans une période d'incertitudes politiques et idéologiques et la particularité annoncée est le fait qu'un acteur participe à nouveau au débat politique. Le journaliste dit simplement que le visage de Chuck était apparu à la télévision à plusieurs reprises pour discuter de sujets sans rapport avec son travail. A ce moment, les Américains étaient habitués à sa présence dans les transmissions politiques et le commentaire du journaliste ne posait aucun problème.

    La politique américaine de 1968 à 1972 est très complexe et quelques années plus tard, Regan et Chuck se sont trouvés sur des versants opposés sur d’autres sujets. Il rappelle également que le candidat démocrate inconnu n'est qu'un substitut trouvé rapidement après l'assassinat de Bob Kennedy. Moment difficile et peu compréhensible pour un européen.

    Courage. Toute cette période de 1963 à 1996 est expliquée dans "Stars for Freedom" et "De mes mains froides et mortes" par Emily Raimond, mais malheureusement en anglais.

     

    Forza France ! nous sommes tous des hestoniens et ne manquez pas un hommage à Chuck avec de belles images et la voix de Mahalia Jackson“ What is America to me ”.

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    https://youtu.be/l2U1J3oXA88

  • MON COMMENTAIRE EST POUR ADRIEN par Maria Russo.

    Chère Maria, je ne pense pas que tu m'en veuilles si je publie ton commentaire ici, bien que tu l'aies adressé spécialement à Adrien. 

    Adrien ne m'en voudra pas non plus, j'en suis certaine.

    Je vous remercie tous les deux pour votre compréhension, car je pense que ce commentaire mérite d'être lu par tous les hestoniens. 

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    Il mio commento è rivolto a Adrien e alla sua ottima traduzione.

    Bravo, davvero bravo e.. commovente almeno in questa prima parte. Ho spesso scritto sul blog che la personalità, le scelte, le contraddizioni e quel fondo di tristezza che si percepiva nelle sue interpretazioni sono una conseguenza reale dei suoi primi vent'anni di vita.

    Era forse questa tristezza di fondo che Wyler ha cercato con grande abilità di portare alla luce in Ben Hur. Che non è un condottiero, nè un grande artista o una figura epica. Juda Ben Hur , nella versione che anche oggi possiamo percepire guardando il film, è un uomo comune che si trova a vivere eventi eccezionali in un momento storico eccezionale. non trascina dietro di sè la nazione ebraica, come Mosè, nè da la sua vita per l'indipendenza del suo paese, come Il Cid.

    E', a guardare con attenzione il film di Wyler , un giovane ebreo che soffre del peso dei Romani sulla sua vita e sulla sua terra. Che prova, come è umano che sia, a vendicarsi di chi ha distrutto la sua vita, ma poichè , come dice a Messala, odia la violenza non si vendicherà armi alla mano, ma attraverso l'umiliazione dei suoi oppressori guidando una quadriga nel Circo di Antiochia.

    Per ritornare poi ad essere uno come tanti, con le sue pene e la sua infelicità cercando di ricostruire una famiglia che gli era stata tolta. Juda Ben Hur non è un eroe epico. E' un uomo che resiste alle offese che la vita gli impone, agli alti e bassi e per questo lo sentiamo tanto vicino a noi. Si dice che alla fine dell'ultima ripresa Chuck non riuscì a frenare le lacrime. I motivi forse andavano aldilà del film, aldilà della tragedia del Cristo sulla via dolorosa, nel cui viso riconosce quello dell'unico uomo che gli venne incontro lungo la sua "Via dolorosa".

    In questo blog si è parlato di molti dei film di Charlton Heston , ma sembra che "Ben Hur" non ha ancora avuto l'attenzione che merita da tutti noi. Eppure mezzo secolo dopo ancora gli spettatori frenano le lagrime guardando le ultime immagini di una famiglia che miracolosamente si ricompone. In fondo era il sogno di Chuck, non creare una famiglia qualsiasi, ma miracolosamente ricreare la sua "vera" famiglia

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    Mon commentaire s'adresse à Adrien et son excellente traduction.

    Bravo, vraiment bien et ... émouvant au moins dans cette première partie. J'ai souvent écrit sur le blog que la personnalité, les choix, les contradictions et le fond de tristesse que nous percevions dans ses interprétations sont une conséquence réelle de ses vingt premières années de vie.

    C'était peut-être cette tristesse sous-jacente que Wyler cherchait avec beaucoup d'habileté à découvrir dans Ben Hur, qui n'est pas un leader, ni un grand artiste ou une figure épique. Judah Ben Hur, dans la version que nous pouvons encore voir aujourd'hui, est un homme ordinaire qui se trouve vivre des événements exceptionnels dans un moment historique exceptionnel. Il n'entraîne pas la nation juive derrière lui,  comme Moïse, ni  dans sa lutte pour l'indépendance de son pays, comme Le Cid.

    En regardant attentivement le film de Wyler, il s'agit d'un jeune Juif qui souffre du poids des Romains sur sa vie et sur sa terre. Quelle épreuve, en tant qu'être humain, de se venger de ceux qui ont détruit sa vie, mais parce que, comme il le dit à Messala, il déteste la violence,  il ne prendra pas les armes de la vengeance, mais il agira par l'humiliation de ses oppresseurs en conduisant un quadrige dans le cirque d'Antioche.

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    Puis revenir alors et vivre comme beaucoup, avec sa douleur et son malheur essayant de reconstruire une famille qui lui avait été enlevée. Judah Ben Hur n'est pas un héros épique. C'est un homme qui résiste aux offenses que la vie lui impose, les hauts et les bas, c'est pour cela que nous le sentons si près de nous. Il est dit qu'à la fin de la dernière prise, Chuck ne pouvait pas arrêter ses larmes. Les raisons sont peut-être allées au-delà du film, au-delà de la tragédie du Christ sur le douloureux chemin, dans le visage duquel il reconnaît le seul homme qui est venu à sa rencontre sur sa "Via Dolorosa".

    Dans ce blog, nous avons parlé de nombreux films de Charlton Heston, mais il semble que "Ben Hur" n’ait pas encore reçu toute l’attention qu’il mérite de notre part. Pourtant, un demi-siècle plus tard, les spectateurs retiennent leurs larmes en regardant les dernières images d’une famille qui se recompose miraculeusement. Après tout, c'était le rêve de Chuck, non pas de créer une famille, mais de recréer miraculeusement sa "vraie" famille.

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  • VOYAGES EN AFRIQUE, MOYEN-ORIENT... Maria s'interroge

     Enfin ! Un nouveau billet de Maria. Cette fois, quelques révélations et réflexions sur les voyages de Chuck en Afrique et le Moyen-Orient... Je vous laisse découvrir. 

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    Le notizie da Munn sono straordinarie e mi fa molto piacere che il tuo lavoro e quello di tuo nipote sia finalmente riconosciuto.

    Non mi pare grave il fraintendimento con Eliot. Però la sua biografia rimane superficiale e priva di una ricerca approfondita. Lo so che è difficile fare una biografia di un personaggio non più in vita, ma in tutte le università e dipartimenti di dottorato si fanno ricerche storiche su persone defunte da un po’ di tempo. E se Eliot decidesse di scrivere un libro su Napoleone, cosa farebbe? Consultare la bibliografia di chi ha scritto sull’Imperatore prima di lui e versare sudore sulle carte conservate negli archivi e nelle biblioteche, come ho fatto io ai miei tempi di studente anche nella Biblioteca Nazionale di Francia.

    Sono contenta quindi che non ci siano impedimenti alla trasposizione sul Blog della traduzione francese del libro di Munn, come ho già detto, la migliore delle biografie del nostro Chuck.

    Come dicevo ai miei allievi, i libri non solo bisogna leggerli, ma anche leggerli con cura. E spesso si trovano delle perle di cui nulla si sapeva. Così leggendo lentamente e con cura “In the Arena” ho trovato un periodo veramente misterioso della vita del Nostro.

    Alla fine degli anni ’60, fine anche dell’amministrazione Johnson, con cui Heston aveva strettamente collaborato, oltre ai viaggi in Vietnam Chuck scrive di una serie di viaggi in paesi dell’Africa centrale, come la Nigeria, appena usciti dal colonialismo. In quegli anni il continente africano sembrava pieno di promesse. Heston premette che non sono viaggi per elargire fondi o fare beneficienza. Sono evidentemente viaggi che hanno un fine politico, visto che viaggia con passaporto diplomatico. Né si tratta di pubblicizzare prodotti cinematografici, perché spesso tra le tappe dei viaggi ci sono località ben lontane dalle capitali di questi giovani stati africani , sicuramente prive di sale di proiezione o attrezzature cinematografiche. Bisogna dire che nei primi anni di indipendenza questi stati erano governati da un’elite di intellettuali e politici che si erano formati nelle università europee. Un buon esempio fu il poeta Leopold Sengor che divenne primo presidente del Senegal. Tra le tante mete anche Beirut, nel pieno della guerra.

    Nel 1968 Johnson dichiara di rinunciare alla seconda candidatura per il partito democratiche alle presidenziali che insedieranno infatti Nixon  il 20 gennaio del 1969. Chuck la definisce come una sventura per gli USA  ed aveva ragione. In occasione delle elezioni dei rappresentanti al Senato il partito Democratico e precisamente Jack Valenti un personaggio ben noto in ambito cinematografico, ex consigliere di John Kennedy, invita Chuck a presentarsi come candidato per la California, dove avrebbe sicuramente vinto. La risposta è nota “Ho già interpretato 3 presidenti etc….”. Ma non è la risposta vera. Chuck medita a lungo sulla proposta, parla con Lydia che non dà neanche lei un parere fondato (“Charlie fai quello che ti senti di fare”). Chuck però ha paura del futuro. Le incertezze che hanno segnato la sua infanzia si trasformano in paura dell’ignoto e dei cambiamenti. Rinuncia perché la sua vita rimanga quella che è stata fino ad allora. E poi sa che non è più sostenuto da Lyndon Johnson.

    Ecco, se avessi qui davanti Charlton Heston vivo potrei chiedergli i motivi di quei viaggi nel continente africano e quale incarico gli era stato affidato. La storia ci dice che il cambio di amministrazione negli USA fece perdere fiducia ai giovani stati africani che si buttarono più o meno nelle braccia della Unione Sovietica  tramite Cuba e più tardi della Cina. I tragici effetti di quelle scelte li vediamo oggi, quando dopo guerre e sfruttamento delle risorse naturali africane a centinaia di migliaia i giovani africani attraversano il Mediterraneo. E qui c’è da riflettere su quell’allusione nella intervista censurata del 1972. al fatto che l’aumento della popolazione diventa anche un problema di migrazioni di regioni intere.

    Non potendo chiedere a Chuck lo chiederei certamente a Mr. Munn che forse ha buona memoria di quel periodo. Magari Madame France potrebbe chiederlo lei personalmente e nell’occasione chiedere anche di quella che è la mia idea fissa. Che fine ha fatto “My Father”. Sembra anche per la famiglia un desaparecito come gli intellettuali cileni negli anni di Pinochet.

    Caro signor Munn, quante domande le farei!

     

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    Les nouvelles de Munn sont extraordinaires et je suis très heureuse que votre travail et celui de votre petit-fils soient enfin reconnus.

    Je ne pense pas que le malentendu (1 NDT) avec Eliot soit sérieux. Cependant, sa biographie reste superficielle et manque de recherches approfondies. Je sais qu'il est difficile de faire une biographie d'un personnage qui n'est plus en vie, mais dans toutes les universités et les départements de doctorat, la recherche historique est faite sur des personnes qui sont mortes depuis un certain temps. Et si Eliot décidait d'écrire un livre sur Napoléon, que ferait-il ? Consulter la bibliographie de ceux qui ont écrit sur l'Empereur avant lui et transpirer sur les papiers conservés dans les archives et les bibliothèques, comme je l'ai fait dans mes années d'étudiante aussi à la Bibliothèque nationale de France.

    (1) NDT : J'avais fait une erreur d'interprétation d'un message que m'avait envoyé Marc.

     

     
    Je suis donc heureuse qu'il n'y ait pas d'obstacles à la transposition sur le blog de la traduction française du livre de Munn, comme je l'ai dit, la meilleure de nos biographies.

    Comme je l'ai dit à mes étudiants, les livres ne doivent pas seulement être lus, mais aussi lus attentivement. Et souvent il y a des pépites dont on ne savait rien. Alors, en lisant lentement et avec soin "In the Arena" j'ai trouvé une période vraiment mystérieuse de la vie de Notre acteur .
     
    À la fin des années 1960, la fin de l'administration Johnson, avec laquelle Heston avait étroitement collaboré, en plus de voyager au Vietnam, Chuck a écrit une série de voyages dans des pays d'Afrique centrale, comme le Nigeria, juste à la sortie du colonialisme. Dans ces années, le continent africain semblait plein de promesses. Heston souligne qu'ils ne sont pas des voyages pour donner de l'argent ou pour leur offrir la charité. Ce sont évidemment des voyages qui ont un but politique, puisqu'il voyage avec un passeport diplomatique. Il ne s'agit pas non plus de faire de la publicité pour les films, car souvent, entre les étapes du voyage, il y a des endroits éloignés des capitales de ces jeunes États africains, certainement sans salles de projection ni équipement cinématographique. Il faut dire que dans les premières années de l'indépendance, ces États étaient gouvernés par une élite d'intellectuels et de politiciens formés dans les universités européennes. Un bon exemple était le poète Léopold Sengor qui devint le premier président du Sénégal. Parmi les nombreuses destinations il y a eu aussi Beyrouth, au plus fort de la guerre.

    En 1968, Johnson déclare qu'il renoncera à sa deuxième candidature pour le parti présidentiel démocrate, qui mettra en fait Nixon au pouvoir le 20 janvier 1969. Chuck l'appelle un malheur pour les Etats-Unis et il avait raison. À l'occasion de l'élection des représentants au Sénat, le parti démocrate, à savoir Jack Valenti, un cinéaste connu, ancien conseiller de John Kennedy, a invité Chuck à se présenter comme candidat pour la Californie, où il aurait sûrement gagné. La réponse est connue : "j'ai déjà interprété 3 présidents etc ....". Mais ce n'est pas la vraie réponse. Chuck réfléchit longuement à la proposition, s'entretient avec Lydia qui ne lui donne même pas une opinion ferme ("Charlie fais ce que tu as envie de faire"). Mais Chuck a peur du futur. Les incertitudes qui ont marqué son enfance se transforment en peur de l'inconnu et des changements. Pourquoi renoncerait-il à la vie qu'il avait jusque là. Et puis il sait qu'il n'est plus soutenu par Lyndon Johnson.

    Aujourd'hui, si Charlton Heston était encore vivant, je pourrais lui demander les raisons de ses voyages sur le continent africain et la tâche qui lui avait été confiée. L'histoire nous apprend que le changement d'administration aux États-Unis a causé la perte de confiance dans les jeunes États africains qui se sont jetés plus ou moins dans les bras de l'Union soviétique à travers Cuba et plus tard la Chine. Nous voyons aujourd'hui les effets tragiques de ces choix lorsque, après les guerres et l'exploitation des ressources naturelles africaines, des centaines de milliers de jeunes Africains traversent la Méditerranée. Et nous devons aujourd'hui réfléchir à cette allusion dans l'interview censurée de 1972, que l'augmentation de la population devient aussi un problème de migrations de régions entières.

     

    N'ayant pas la capacité de demander à Chuck, je demanderais certainement à M. Munn, qui a peut-être un bon souvenir de cette période. Peut-être que Madame France pourrait lui demander personnellement et à l'occasion lui faire part de mon idée fixe  :  qu'est-il arrivé à "My Father" ?. Il semble aussi avoir été pour la famille un desaparecido (2) comme les intellectuels chiliens dans les années de Pinochet.

    Cher Monsieur Munn, combien de questions puis-je vous poser ?

    (2) disparu en français. 

     

     

     
     

     

  • LETTERA A UN FIGLIO - LETTRE A UN FILS

    Cara France,

    questo è il commento che mi hai suggerito di scrivere. Decidi tu se tradurlo in francese o no. Forse per Fray non ci sarebbe bisogno, ma per i lettori del blog forse è necessario

    con tanto affetto (e tanto dolore per tua sorella, per mio padre e per Chuck)

    Maria

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    Scrivo questo mio commento in italiano e spero che Fraser Heston non abbia dimenticato la mia lingua.

    Anzi spero che Fray , come lo chiamavano in famiglia, non abbia dimenticato troppe cose della sua infanzia e della sua adolescenza.

    In una intervista, non ricordo quale, Fray diceva che la sua più grande fortuna era stata quella di avere avuto genitori come i suoi.

    E’ vero: è una grande fortuna avere un padre intelligente, colto e pieno di talento. Pieno anche di affetto per suo figlio. Ed uno dei Comandamenti è quello di onorare il padre. Nonostante il mio personale agnosticismo, è quello che ho fatto alla morte di mio padre, senza trasformare quel dovuto senso di rispetto in un’opportunità di aumentare quel poco o molto di benefici economici lasciatimi da lui.

    Ad esempio, se mio padre mi avesse lasciato un “In Folio” originale di Shakespeare, conoscendo il valore non economico che quel libro aveva per lui non lo avrei abbandonato nelle mani di un battitore d’asta. E così i tanti ricordi, perfino gli abiti e le cose che in vita ha maneggiato. Naturalmente parlo di mio padre. Ma un padre è un padre e anche a mio padre io devo molto. Il farmi scoprire la bellezza dell’arte e della letteratura. Il mostrarmi le tante infinite bellezze del mondo in cui viviamo. Aprire la mia mente alla molteplicità della razza umana. Anzi al fatto che come disse Einstein di razza ce n’è solo una.

    Se poi, e parlo sempre di mio padre, mi avesse addirittura lasciato un suo testamento  in un film che racconta lo straziante rapporto che pure può esservi tra un padre e un figlio, non lo avrei volutamente ignorato. Non avrei ignorato lo sforzo fisico e la difficoltà spirituale di continuare ad esercitare la sua arte mentre era consapevole di quanto poco gli rimaneva da vivere. Se, e parlo di mio padre, avessi ora in mano quel testamento, rivolto a me e al resto della famiglia lo mostrerei a tutti con orgoglio, dicendo : “Guardate mio padre negli ultimi momenti della sua vita. Guardatelo mentre, malfermo sulle gambe, mi parla nascondendo il suo dolore. “

    L’avrà capito che ora parlo di suo padre. E tra le tante cose che ha permesso si perdessero nel mondo ⌊ 1 ⌋, senza rendersi conto che quelle cose erano parte della memoria di suo padre ma forse pensando solo ai benefici economici che ne poteva trarre, come ha potuto permettere che anche una parte significativa dell’arte di suo padre , un racconto doloroso intitolato, guarda il caso, proprio “My Father” fosse nascosto, sepolto per sempre ?

    Questa è la realtà più dolorosa e che mai mi sarei aspettato dalla sua “pietas”, quel sentimento di rispetto e di nostalgia, che i Romani provavano per coloro che avevano perduto per sempre. Cercavano per quanto potevano di mantenerne la memoria per sé e per le generazioni future. Forse nei mesi da lei trascorsi a Roma avrà avuto modo di vedere la Via Appia Antica e le tante tombe che i sopravvissuti dedicavano alla “pietas” che sempre bisogna conservare per chi non c’è più.

    Quest’anno saranno dieci anni che suo padre ha lasciato questo mondo e ha lasciato un figlio che considerava la sua garanzia per l’immortalità. Ci pensi un momento. Non sente nascere anche in lei quell’antico senso di “pietas”?

    Non sente la necessità di richiamare con una piccola offerta, come facevano i Romani, attraverso un foro che si supponeva raggiungesse l’Ade, la memoria di suo padre e riportarla in vita?

    Io semplicemente le chiedo di farlo. Potrebbe non perdonarselo mai

    MARIA RUSSO DIXON

    MIEI CONSIGLI PERSONALI

    ⌊1⌋ A questo proposito, penso che sia stata una decisione collettiva della famiglia dover decidere sulla vendita della proprietà, non solo sulla decisione di Fraser.

    Noi Ammiratori del Grande Uomo non ammettiamo questa scelta, avremmo voluto che "la Casa di Ben Hur" fosse trasformata in un luogo culturale dedicato a Charlton Heston, alla cultura letteraria, al teatro e al cinema. Era diverso e ce ne siamo pentiti.

    Mi prendo la libertà di pensare che la Famiglia abbia immaginato la delusione degli Hestoniani e degli Hestoniani e che probabilmente sarebbe stato straziante per loro dover separarsi da tutto quello che era stato CHARLTON E LYDIA. Ingenuamente, è quello che voglio credere.

    FRANCE ...

     

    Chère France,

    ceci est le commentaire qui m'a été suggéré d'écrire. Tu décides si tu le traduis en français ou non. Peut-être que pour Fray il y n'aurait pas besoin, mais pour les lecteurs du blog il est nécessaire peut-être de le faire. 

    avec beaucoup d'affection et beaucoup de peine pour ta soeur, pour mon père et pour Chuck,

    Maria

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    J'écris ce commentaire en italien et j'espère que Fraser Heston n'a pas oublié ma langue.

    En fait, j'espère que Fray, comme on l'appelait dans la famille, n'a pas trop oublié son enfance et son adolescence.

    Dans une interview, je ne me souviens pas laquelle, Fray a dit que sa plus grande chance avait été d'avoir des parents comme les siens.

    C'est vrai : c'est une grande fortune d'avoir un père intelligent, cultivé et talentueux. Aussi plein d'affection pour son fils. Et l'un des commandements est d'honorer le père. En dépit de mon agnosticisme personnel, c'est ce que j'ai fait à la mort de mon père, sans transformer ce sens du respect en une occasion d'augmenter le peu ou beaucoup de l'héritage qu'il m'a laissé.

    Par exemple, si mon père m'avait laissé un original «In Folio» de Shakespeare, sachant la valeur sentimentale que le livre avait pour lui, je ne l'aurais pas abandonné entre les mains d'un commissaire-priseur de ventes aux enchères. Et donc les nombreux souvenirs, même les vêtements et les objets qui étaient la réussite de sa vie. Bien sûr, je parle de mon père. Mais un père est un père et je dois beaucoup à mon père aussi. Il m'a fait découvrir la beauté de l'art et de la littérature. Il m'a montré les nombreuses beautés infinies du monde dans lequel nous vivons. Ouvert mon esprit à la multiplicité de la race humaine. Effectivement, comme l'a dit Einstein " il n'y a qu'une seule race."

    Si alors, et — je parle toujours de mon père — il avait même laissé son testament dans un film qui raconte la relation déchirante qu'il peut y avoir entre un père et un fils,  je ne l'aurais pas ignoré intentionnellement. Je n'aurais pas ignoré l'effort physique et la difficulté spirituelle de continuer à exercer son art alors qu'il était conscient du peu qu'il lui restait à vivre. Si, — et je parle de mon père — j'avais maintenant ce testament entre mes mains, je le montrerais à la famille et au reste du Monde avec fierté, en disant : « Regardez mon père dans les derniers moments de sa vie. Regardez-le tandis que, instable sur ses jambes, il me parle, cachant sa douleur. »

    Il aura compris que maintenant je parle de son père. Et parmi les nombreux objets qu'il s'est permis de disperser dans le monde ⌊ 1 ⌋, sans se rendre compte que ces objets faisaient partie de la mémoire de son père, mais peut-être ne pensait-il qu'aux avantages économiques qui pouvaient en découler. Regarde le cas vraiment : comment a t'il pu permettre que, même une partie significative de l'art de son père, juste une histoire douloureuse appelée "MY FATHER " soit cachée, enterrée pour toujours ?

    C'est la réalité la plus douloureuse et que je n'aurais jamais imaginée de ses «pietas»,  ce sentiment de respect et de nostalgie que ressentaient les Romains pour ceux qu'ils avaient perdus pour toujours. Ils ont essayé autant que possible de garder leurs souvenirs pour eux-mêmes et pour les générations futures. Peut-être que durant les mois qu'il a passés à Rome, il a eu l'occasion de voir la Via Appia Antica et les nombreuses tombes que les survivants ont consacrées aux "pietas" qui doivent toujours être conservées pour ceux qui n'existent plus.

    Cette année, il y aura dix ans que son père a quitté ce monde et a laissé un fils qu'il considérait comme sa garantie d'immortalité. Y pense t'il un instant. Ne ressent-il pas naître en lui aussi,  ce sens ancien de "pietas" ?
     
    Ne ressent-il pas le besoin de rappeler avec une petite offre, comme les Romains faisaient, à travers un trou qu'on supposait atteindre l'Ade, la mémoire de son père et le ramener à la vie ?
     
    Je lui demande simplement de le faire. Il pourrait ne jamais se le pardonner.
     

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    MON AVIS PERSONNEL

    ⌊ 1⌋ Sur ce sujet, je pense que ce fut une décision collective de la famille que d'avoir à décider de la vente des biens, pas uniquement la décision de Fraser. 

    Nous les Admirateurs du Grand Homme n'admettons pas ce choix, nous aurions souhaiter que " la Maison de Ben Hur " soit transformée en lieu culturel dédié à Charlton Heston, à la culture littéraire, au théâtre et au cinéma. Il en a été autrement et nous le regrettons.

    Je me permets de penser que la Famille a envisagé la déception des Hestoniens et Hestoniennes et que probablement, ce fut un déchirement pour eux d'avoir à se séparer de tout ce qui avait été CHARLTON ET LYDIA. Naïvement, c'est ce que je veux croire.

    FRANCE...

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